*****
Christine le
mandò un messaggio prima di cena: voleva incontrarla assolutamente, aveva
bisogno di un'amica cara con cui parlare e non poteva chiamare nessun altro,
anche perché Valerie era abbastanza arrabbiata per le sue continue buche. Si
sarebbero trovate in un locale poco distante. Giorgina dunque si presentò
puntuale, entrando nel pub titubante vedendo l'ammasso di gente che vi
respirava all'interno. Di sera quel tipo di locale si riempiva di gioventù.
Non amava particolarmente quel genere di posti. Non amava proprio uscire alla
sera e incontrare ubriachi, marpioni; ragazzine dalla dubbia età: o donne fin troppo mature che si credevano diciottenni o al contrario minorenni che agghindate
e truccate in un certo modo ingannano tutti, dimostrando anche una trentina di anni. Le
nuove generazioni ... Cosa stava succedendo all'umanità? Ai suoi tempi, in quella fascia di età che andava dai quattordici e sedici anni, si pensava solo
ai vari cantanti, girl e boyband americane che spuntavano come funghi: Five, Westlife, Take That, Spice Girl ecc ... Lei e le sue amiche avevano in testa sopratutto alcune cose come: Backstreet boys, Britney Spears, la passione per i manga e gli anime giapponesi, i telefilm made in USA e come
poter sposare Nick Carter. Le nuove quindicenni invece sembrano avere altro in mente: tacchi vertiginosi, vestiti ascellari, borse firmate, tatuaggi, alcool,
discoteca e ... pomiciare con più persone, se non regalarla in giro
addirittura. Forse la new generation avrebbe definito lei e le altre delle
bimbeminchia, in quanto attaccate a "giochi" da ragazzine, al posto
di cercare di farsi una bella scopata come le "vere donne". Ma forse costoro hanno creato una nuova definizione di donna, in barba a tutte le
battaglie femministe ... Una definizione infatti che si avvicina pian piano
alle parole: bambola, usa e getta, oca e ...
puttana.
Bimbeminchia
... È un termine molto in voga in questi anni di sfarzo e crisi. Chissà perché sfoggiato proprio adesso. Non se ne rendono conto ma le vere BM, come amano abbreviare molti, oltre a tutte quelle un pò
"ritardate" dalla parolaccia sempre in bocca e l'attaccamento
sviscerale, morboso verso un dato personaggio pubblico, sono anche coloro che
credono di essere delle vere signore, donne mature, senza rendersi conto che
l'apparenza non conta, i gusti musicali non contano, il trucco pensate,
l'atteggiamento arrogante non contano. Nemmeno l'esperienza, vale solamente il tuo cervello. Saper
distinguere tra giusto e sbagliato. Saper comprendere i limiti, quando bisogna
fermarsi a riflettere. Concepire il diverso e non deriderlo. Una maturazione
interna e non esterna dunque. E questo lo può avere anche una ragazzina di
tredici anni appassionata delle sigle di Cristina D'Avena.
Alla fin fine
le sue care amiche erano parecchio cambiate, nonostante ciò in loro rimaneva
sempre un barlume del pasaato: Christine aveva un bagaglio di esperienze
riguardo agli uomini da far quasi paura, ma era ancora fissata con gli
asiatici; Mara aveva iniziato un percorso per trovare se stessa, riuscendoci
grazie alla religione Wicca, ma fondamentalmente rimaneva la ragazzina che si
sfogava in film e letture, immaginando di squartare coloro che la facevano
inviperire; Giorgina era convintissima che sotto al letto Mara nascondesse una sorta di Death Note, dove annotava le teste che avrebbe voluto tagliare. Valerie era diventata mamma, eppure il suo mito rimaneva Britney
Spears, sostenendola sempre e comunque, nonostante i casini che la diva fece tra alcool, droga e divorzio. Viviana era l'unica che sembrava non aver più rapporti con il passato,
eppure si divertiva ancora a stuzzicare gli altri, specie coloro che avevano
dell'astio nei suoi confronti. Godendoci pure. Al contrario, Giorgina non si sentiva
affatto cambiata, tranne che per i gusti: il mondo giapponese degli anime e
manga la trasportarono anche in altre nazioni come Cina, Corea del sud e questo
grazie anche alla scoperta dei drama asiatici. Quindi basta telefilm americani e
basta Backstreet boys, lasciando spazio ad artisti più dotati, professionali,
particolari e dagli occhi a mandorla come i Big Bang.
Cercò con lo
sguardo la piccola Christine, riconoscendola tra milioni di persone: aveva due
anni in meno di lei, ma sembrava addirittura una sedicenne quando vestiva casual. Un tempo quella ragazzina aveva amato lo stile punk, compresi
strani colori alla chioma leonina, borchie, allargatori ecc ... Ma da quando si
era fidanzata aveva abbandonato quel genere di cose, rendendosi molto più
femminile e donna. Nonostante questo la sua bassa statura, i suoi occhietti
piccoli castani e leggermente a mandorla, la sua pelle chiara, il naso
abbastanza pronunciato dalle leggerissime lentiggini e i suoi capelli ormai
lunghi oltre le spalle dalle punte ondulate, di un castano rossastro,
toglievano almeno cinque anni alla sua reale età.
Era sola,
seduta su un divanetto e fissava il suo aperitivo senza riuscire a distoglierne
l'attenzione. Giorgina sorrise e corse da lei senza guardare nessun altro.
«Sono in ritardo io o in anticipo tu?» le chiese sedendosi di fronte.
Christine
finalmente alzò gli occhi e vedendo l'amica si precipitò ad abbracciarla come
se non si vedessero da mesi. Beh, ci mancava poco. «Come stai?» domandò felice.
«Tu piuttosto?
Cosa sta succedendo?» chiese invece Giorgina massaggiandole la schiena,
inducendola così a mollare la presa dal suo collo.
Christine
tornò a sedersi. Prese in mano il suo aperitivo, «Vuoi qualcosa da bene?»
Giorgina rispose facendo ondeggiare la testa. «Ho problemi con il mio ragazzo.»
svuotò il sacco la brunetta, mettendo il broncio.
Giorgina,
pensando che fosse qualcosa di poco importante, rise: «Quando mai non ne hai,
Christine! Non è la prima volta che passi dei momenti brutti con lui. Se non ci
stai bene mollalo.» consigliò.
La ragazzina
sospirò, «Ci sto pensando e questa volta seriamente. Io gli voglio bene, è che
siamo insieme da troppo. Cinque anni sono tanti! I primi due andavano bene! Ma
dal terzo in poi … Ho sempre avuto il bisogno di staccare da lui in qualche
modo.»
Giorgina
annuì, «Ma non lo hai mai fatto! Forse anche questa volta non lo farai.»
Christine
sorrise maliziosamente, «Non l'ho mai lasciato … ma … » allargò ancora di più
il suo sorriso e abbassò lo sguardo sul drink, non era proprio un'espressione
gioiosa ma aveva un ché di amaro e colpevole. «In qualche modo mi sono staccata
da lui.»
Giorgina a
quel punto corrucciò la fronte, «Parli di quando ... lo hai tradito con quel
turista filippino … »
Christine
sollevò il volto in quel momento annuendo, «Ho fatto di peggio purtroppo! E'
stato il primo con cui l'ho tradito, ma non l'ultimo.» sbuffò, muovendo anche
le braccia fastidiosamente, «Non è colpa mia se non abbiamo argomenti di cui
discutere. A lui piace stare a casa in panciolle a me uscire e fare conoscenze!
Siamo troppo diversi, Giorgina.» prese il bicchiere e bevve un po' del
contenuto. «Poi gli ultimi con cui sono uscita mi interessavano davvero, ma ala
fien ho sempre piantato gli altri per lui.»
«Questo …
insomma mi dispiace, ma ci sarà un perché se ogni volta salvi la storia,
nonostante tutto dico.» non sapeva nemmeno lei cosa dire realmente.
«No, è solo
l'affetto e la coscienza, anche se non sembra ne ho una anche io. Comunque
adesso è tutto diverso. Mi piace tanto, tanto, tanto il tipo con cui mi sto
vedendo, ma per colpa del mio ragazzo non ho intenzione di fidanzarmi con lui nemmeno nel caso tornassi single! Però … voglio prendermi almeno una pausa di
riflessione ... E poi si vedrà. Penso di essere pronta a tagliare il cordone
ombelicale con lui.»
Giorgina
imbronciò le labbra e annuì, «Credo sia un bene per entrambi. Alla fine non
puoi continuare a mentirgli.» non la giudicava, ma di certo quel comportamento
lo bocciava in pieno.
«Hai ragione!
Si vede che non sono fatta per avere un solo ragazzo! Prima di tornare
impegnata ho intenzione di divertirmi un sacco!» sorrise e alzò il bicchiere
contenta. Giorgina sorrise a sua volta, contenta che avesse preso una decisione
e triste per ciò che aveva combinato alle spalle del povero ragazzo. Avevano
due pensieri totalmente diversi lei e Christine e delle volte il comportamento
di quest'ultima le dava quasi fastidio, ma cercava comunque di comprenderla come poteva. Non erano errori suoi, ma quelli di un'amica
forse rimasta un pò immatura.
Spostando lo
sguardo verso il pub, alla ricerca di una cameriera per ordinare a sua volta,
notò una figura maschile seduta al bancone, insieme ad una donna sui
trent'anni. Christine guardò l'amica corrucciando lo sguardo. «C'è qualcuno che
conosci?» domandò poi girandosi per controllare.
«Non ne sono
sicura … ma credo che quell'uomo con la giacca nera sia il mio vicino di casa.»
raccontò lei.
«Come credi?»
quando i piccoli occhietti castani, colorati di un pesante nero matita,
trovarono il giovane in questione, un sopracciglio curato di quel viso
infantile si impennò, «Quel tizio con la tipa vestita di rosso?»
«Lui! Sì sono
sicura che sia lui.» annuì.
Christine
finalmente si voltò, «Come fai a conoscere un tipo del genere?»
Giorgina
sollevò la fronte, «Non lo conosco, so solo che si è trasferito nella casa
accanto.»
La brunetta
tornò a fissarlo meglio, «Ma è … è asiatico!
Io adoro gli asiatici.»
«Sì, ricordo
la tua fissa-»
«Quanti anni
ha?» venne interrotta immediatamente, «E' la sua ragazza quella? Ah! Ma che me
ne importa! Mica lo devo sposare!» si auto corresse, «Allora … come si chiama?»
Alzò le
spalle, «Non lo so!»
Christine si
dimostrò frustrata e delusa, «Come non lo sai?» proprio in quel momento l'uomo
in questione si spostò affiancato dalla bionda valchiria, uscendo dal pub
insieme e addirittura a braccetto. Tutte e due le ragazze li fissarono a bocca aperta.
Poi la più giovane delle due tornò a guardare la biondina, in attesa di una
risposta.
Di nuovo Giorgina alzò le spalle, «Te l'ho detto non lo conosco affatto!»
*****
Poco dopo salutò Christine e tornò a casa da sola. Tanto tra le due era quella
che aveva meno strada da fare. Una volta rincasata andò verso il giardino per
controllare il basilico, pensando: "sugo o non sugo questo è il dilemma"; Voleva di nuovo annaffiarlo, sperando che si riprendesse davvero. Illusa!
Una volta
uscita però venne subito distratta dalle verdi finestre dell'abitazione
accanto: appoggiato al balcone si
stagliava una schiena nuda, per un attimo rimase allibita osservando i lenti
movimenti di una muscolatura che si contraeva, poi si accorse della donna che
gli stava di fronte quando lui si accinse a baciarle il collo, scoprendole così anche
le spalle nude. La donna teneva gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, quelll
di Giorgina invece si spalancarono di scatto e la sua pelle avvampò. Chinò la
testa coprendo lo sguardo con una mano e corse in casa imbarazzata.
Per fortuna non
si erano accorti di lei.
※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※
3
Quando non si
ha accanto né un uomo né figli o genitori, anche solo qualche parente, ci
si affida molto spesso agli amici. Solitamente i fidanzati portano ad
allontanare le amicizie, ma quelle vere sono pronte a confortarti anche se mesi
o anni prima si aveva interrotto quasi del tutto i rapporti a causa appunto di un partner.
Mai come un
tempo si ritrovava così spesso a cenare o pranzare con le ragazze. Le sembrava
di esser tornata ai tempi prima dell'arrivo di Vittorio, quando Viviana,
Valerie, Mara e pure Christine erano l'unica cosa che contava per lei, oltre
che il suo lavoro.
A proposito di quello: non poteva
chiedere di meglio! Amava scrivere, si sfogava e creava racconti che a quanto
pare andavano molto in quel periodo. Sperava solo che la cosa durasse ancora
per molto tempo. Avrebbe voluto guadagnare con il suo grande hobby per il resto
della sua vita, ma era comunque un mercato in continua evoluzione e il
cambiamento era sempre in agguato.
Non poteva
dirsi un'eccellente massaia o casalinga, odiava tanto per cominciare fare le
pulizie, ma amava cucinare. Per la cena aveva ben pensato di fare un primo di
pasta al pomodoro, qualcosa di molto semplice e un secondo di arrosto con
patate al forno. Aveva invitato le solite, ma già sapeva che si sarebbero
trovate solo in quattro. Mentre preparava il condimento per la carne sulla
penisola di marmo, si accorse che le mancava proprio il sale, ingrediente
essenziale. Giorgina prese a mordicchiarsi le labbra, pensando a quale strategia
adottare, «Aggiungo molto pepe?» si chiese, «Mmm!» fece scrollare la testa,
«Chiamo Viviana e dico che lo porti …» fece per prendere il telefonino ma si
fermò riflettendo: avrebbe scomodato un'amica, la quale sarebbe dovuta partita
da casa prima del tempo, perchè non poteva certo chiederle di portarlo
all'orario stabilito per la cena. Ne aveva bisogno subito! «E se chiedessi ….»
per un attimo smise di mangiarsi le labbra, poi corrucciò la fronte e tornò a
farlo, finché non si decise. «Se non ci si aiuta tra vicini!» esclamò convinta,
uscendo di casa senza nemmeno togliersi il grembiule da cucina.
Suonò al
campanello e attese. Il ragazzo aprì poco dopo. Per un attimo rimase quasi
imbambolata, non era tanto facile incontrare un uomo di origini orientali così
affascinante, non dalle sue parti almeno. Oltretutto era quasi strano vederne
uno così da vicino, come se fosse cosa rara. «Salve … » provò a pronunciare,
dimenticandosi per un attimo del motivo per cui si trovava lì. Scrollò la testa
tornando in sé, «Salve, scusi del disturbo, sono la vicina.» spiegò indicando
la casa alle sue spalle, «Sto preparando la cena e ho finito il sale, non è che
potrebbe … » lasciò cadere la frase lentamente quando il vicino le voltò le
spalle, lasciando la porta aperta. Per un attimo pensò che fosse maleducato
andarsene mentre uno stava parlando, senza dire una parola poi. Immaginò però
che fosse andato a prendere quel che gli stava in effetti chiedendo. Perciò
attese pazientemente fuori.
Pochi attimi
dopo infatti tornò indietro con un pacchetto di sale fino, «Ho solo questo.»
rispose passando alla ragazza la scatola. «Spero possa bastarti.»
«Sì, anche
troppo.» rispose con un tono divertito lei. «Allora … grazie mille.» lui annuì
e a quel punto Giorgina fece per tornare a casa, quando si rigirò, «Che
maleducata, non mi sono nemmeno presentata … » fece un accenno di inchino,
pensando che lui preferisse quello alla classica stretta di mano, «Giorgina. Il
suo nome è?»
Annuì
rispondendo: «Kyu Jung … So Kyu Jung.» scandendo bene le parole.
Giorgina di
nuovo si inchinò leggermente, «Piacere.» proprio in quel momento una voce
femminile, con una richiesta di attenzioni rivolta evidentemente al bel
asiatico, li interruppe. «Ah, mi dispiace, devo averla disturbata essendo in
compagnia della sua ragazza-»
«No.» si
affrettò a dire con voce tranquilla. Sollevò le sopraciglia e le fece un saluto
con il capo esclamando in fine: «Buona cena!», chiudendo la porta della sua
abitazione.
*****
Brianna,
l'ultima amica ad essere entrata nel gruppetto, fu la prima ad arrivare, anche se non da sola. Lei e Giorgina si conoscevano da solo un annetto e fu Viviana a presentarle, perché a sua volta era in buoni rapporti con la giovane da ormai tempi remoti e spesso le si vedeva arrivare insieme, proprio come quella sera.
La cena andò molto bene, anche perché non vi era qualche
elemento di "disturbo" come al solito: Valerie infatti, che non
sopportava tanto Viviana e viceversa, era andata a cena con i suoceri, per
discutere dei preparativi del matrimonio. Mentre Christine come sempre aveva
tirato un bel bidone.
Tutte e
quattro alla fine si ritrovarono nel minuscolo giardinetto, per permettere a
due di loro di fumarsi una sigaretta di fine serata. Si aprirono perfino gli
sdraio Brianna e Viviana, in modo da distendersi al fresco e fumare nel pieno
relax, mentre Giorgina e Mara rimasero su delle comuni seggiole sotto il
piccolo porticato. Quello poteva dirsi il club delle bionde: nessuna di loro
portava colori caldi e scuri, invece tutte avevano la chioma chiara e gli occhi
di un colore freddo. Giorgina di un bel verde quasi grigio, Mara un verde
oliva, Viviana il solito azzurro ghiaccio e Brianna un blu elettrico molto
intenso. Inoltre potevano dirsi da "tintarella di luna", in quanto il
loro candore era pressoché vergognoso. Il club delle bionde nordiche, delle norvegesi
… insomma quattro belle fanciulle dal volto pulito, l'occhio e il
capello chiaro. Tre su quattro portavano perfino gli occhiali da vista, a
completare la strana coincidenza mancava solo la padrona di casa.
Ognuna di loro però possedeva un carattere a sé, avevano gusti differenti e opinioni
talvolta contrastanti. Specie quando si trattavano di uomini: c'era chi, come
Viviana, non ancora ma presto convivente, affermava che bisogna mettere dei
paletti al proprio fidanzato, chi come Mara sosteneva invece la libertà, la
fiducia di coppia, cosa che lei aveva totalmente verso il suo uomo, con il
quale già conviveva. Brianna e Giorgina invece erano single, Brianna pure da
pochissimo. Nonostante la batosta subita recentemente, tra le due era quella più
volenterosa a cambiare e desiderosa di riavere accanto un uomo che facesse per
lei. Non stava bene da sola e voleva scacciare l'amaro in bocca che il suo ex
aveva lasciato. Dunque chiodo scaccia
chiodo, ma nel suo caso non voleva che fosse solamente una cosa di passaggio,
ma un vero e proprio tornado che le portasse via quell'insofferente e recente
solitudine.
Mentre stavano
discutendo tranquillamente tra loro per un attimo calò il silenzio. Mentre
Brianna aspirava dalla sigaretta e Viviana espirava il fumo della sua, in quel
breve lasso di tempo qualcuno apparve velocemente davanti alla finestra della
casa rosa, allungando un braccio scoperto, grazie alla maglietta
priva di maniche; afferrò la maniglia del balcone, chiudendo la prima delle tre
aperture. Brianna si bloccò all'istante, spalancando gli occhi blu, mentre
Viviana, accorgendosi della sua reazione, guardò immediatamente di
fronte a sé, notando a sua volta l'uomo che si accingeva a chiudere la seconda
finestra. Anche Mara e Giorgina poco dopo si chinarono per controllare. La ricciolina Mara
commentò anche con un silenzioso: "ah, però!"
Osservarono quella scena nel pieno silenzio serale, in sottofondo solo il cantare di una civetta che annunciava l'imbrunire, cosa che riportò la folle mente, della scrittrice del gruppo, automaticamente all'uccellino nero che trasportava i tre punti negli anime giapponesi.
Appena il
terzo balcone fu chiuso, Brianna drizzò la schiena con un gesto veloce, dando
le spalle all'altra biondina al suo fianco. «Giorgina, il tuo vicinato è
composto da esseri del genere?» domandò agitata.
«Esseri del
genere?» ripeté sussurrando Mara.
Giorgina tenne
le sopracciglia sollevate, titubante sulla reazione dell'amica. Annuì: «E' qui
da poco.»
«Ce ne sono
altri come lui?» domandò immediatamente e la ragazza rispose con il capo, in un
gesto di diniego. «Oddio, ma da dove può spuntare un essere così perfetto?»
Viviana aspirò
ancora la sigaretta, poi buttò fuori il fumo, prima di intervenire: «Dalla
vagina di una donna asiatica e molto probabilmente da spermatozoi asiatici.»
Mara e Giorgina la fissarono, una con disapprovazione l'altra con astio. La sua risposta fu quella di alzare le spalle, «Sapete che non apprezzo molto gli uomini
orientali.»
Brianna si
voltò verso Viviana facendo svolazzare i lisci e fini capelli praticamente
platino, «Ma lo hai visto? Lo hai visto?
Solitamente nemmeno io vengo attratta dall'occhio a mandorla, ma … » e indicò
la finestra centrale. «Quello è … wow.»
«Ammetto che
di primo impatto possa sembrare un uomo affascinante, una rarità del suo popolo, ma per
me rimane comunque poco attraente.» ribatté Viviana, spegnendo la sigaretta nel
posacenere che teneva in mano. Giorgina lo aveva comprato proprio per le amiche
fumatrici, insomma per tutte fuorché Mara.
Brianna aspirò
un'ultima volta invece, «Motivo per cui non bisogna lasciarselo sfuggire!»
spiegò, tornando poi a guardare la padrona di casa. «Raccontami di lui!»
Il volto della
ragazza era quasi alienato da quanto era eccitata all'idea di aver trovato un
bel manzo, come avrebbe affermato
Valerie, forse ancora libero. Giorgina alzò le spalle, «Si chiama
Kyu Jung, penso che il cognome sia So. Oggi ci ho fatto quattro chiacchiere,
con la scusa che avevo dimenticato il sale sono andata a chiederglielo.»
«Grande
mossa!» sorrise Brianna facendole l'occhiolino.
Giorgina
scosse il capo, «No, non hai capito: lo avevo finito davvero il sale!»
Viviana si
sedette sullo sdraio a sua volta, «Potevi chiamarmi, te lo portavo io da casa.»
«Non volevo
disturbarti, così sono andata dal vicino. Tra le altre cose è stato pure molto gentile, mi ha dato addirittura un'intera scatola!» precisò.
Brianna
schioccò le dita e si alzò alla svelta, «Allora è doveroso restituirgliela!» Si chinò ad afferrare il polso di Giorgina, obbligandola ad alzarsi.
«Non vorrai mica approfittarti della sua gentilezza così? Forza! Ti
accompagno!» si recarono in cucina, presero il sale e con passo veloce uscirono
di casa, arrivando davanti alla porta di quella accanto, dove Giorgina fu
costretta da Brianna a suonare il campanello.
Quando aprì la
porta, So Kyu Jung si trovò davanti due belle ragazze occidentali, tutte e due
di bassa statura, bionde, chi un colore più chiaro chi più scuro e gli occhi
luminosi e tondi, privi di quella caratteristica allungata che invece
contraddistingueva la sua cultura. Riconobbe solo colei che aveva
un'espressione timorosa, con la fronte corrucciata e lo sguardo pieno di scuse:
la sua vicina. L'altra ragazza invece aveva un piercing al sopraciglio che
brillava e degli occhialoni neri enormi, ma che si abbinavano bene al viso
lungo. Sembrava contenta, tanto che le labbra fine scomparivano del tutto a
mostrare un sorriso smagliante.
La vicina gli
allungò la scatola del sale ormai aperta. «Scusa l'orario, era troppo per me!
Te lo restituisco! Grazie ancora.»
Lui guardò il
contenitore di cartone sollevando un sopracciglio dubbioso, poi tornò a
fronteggiare le ragazze, «Potevi anche tenerlo.» accettò comunque la restituzione.
«No.» disse
scrollando la testa, «Era troppo, davvero.»
In quel
momento Brianna si fece avanti di qualche passo e allungò una mano verso
l'uomo, «Così sei il vicino della mia cara amica Giorgina! Sono Brianna,
piacere.» Kyu Jung corrucciò la fronte osservando la strana biondina tutta
pepata, poi prese la sua mano e ricambiò il saluto. «Sai, è un po' sbadata! Mi
faresti il piacere di darle un occhio ogni tanto? Se vuoi ti do il mio numero
così se dovesse-»
Giorgina
strinse il braccio dell'amica, «Brianna andiamo!» si affrettò a dirle,
spingendola perché si muovesse. Insomma, decise che era proprio giunto il momento di andarsene, prima che Brianna la pazza si scatenasse. Il prestito in fondo l'avevano restituito no? Si voltò solo un attimo, velocemente, per
salutare il vicino, che nel frattempo aveva sorriso divertito da quel visibile, tentato
approccio.
«Ragazze è
stupendo!!! Incommentabile!» spiegò una volta tornata in casa la più piccola
del gruppo. Brianna a differenza delle altre, la cui età oscillava dai
venticinque anni di Christine ai ventisette già compiuti di Viviana, aveva
ancora solo ventiquattro anni.
«E' sempre un
cinese.» rispose in malo modo Viviana, storcendo il naso.
«Lascia
perdere, Viv! Questo ha davvero tanto fascino.» sospirò, con gli occhi alzati verso
il soffitto, «Io se fossi al posto tuo Giorgina sarei sempre alla sua porta a
chiedergli in prestito qualcosa.»
Viviana
ridacchiò, «Del tipo: "mi presti del pepe? In cambio puoi avere me!"» e tutte cominciarono a ridere
fuorché la padrona di casa.
Mara le diede
una piccola gomitata, «Che hai? Sei giù di morale? Questa era divertente!»
Lei la guardò
scettica, «Anche a te piace?»
«Bello è bello
... ma sono fidanzata.» rispose.
«No problem,
Mara, tanto lo voglio io!» puntualizzò ghignando Brianna.
Giorgina
sorrise allora perfidamente, «Attenta! Devi sapere che Christine gli ha messo
gli occhi addosso prima di te! E sai che quando quella vuole un uomo molto spesso
riesce pure ad ottenerlo.»
Brianna
sbuffò, mentre Viviana commentò malignamente: «Chissà come ci riesce.»
alludendo ironicamente alla poca fama della ragazza. «Cambiando discorso, hai
terminato il romanzo?»
Giorgina
corrucciò le labbra. Quando c'era lei chissà perché saltava sempre fuori
l'argomento lavoro. «Quasi.» bofonchiò.
«Vedi di darti
una mossa, i redattori lo vogliono sulla scrivania entro fine mese.» avvertì
colei che poteva anche definirsi il suo capo. Viviana infatti lavorava per la
casa editrice alla quale Giorgina si appoggiava per pubblicare i libri.
※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※
4
Il giorno dopo si mise all'opera. Le dita si muovevano
frenetiche sulla tastiera. Non si sentiva altro che il ticchettio dei tasti.
Viviana le aveva dato un ultimatum e doveva rispettarlo se voleva pubblicare
anche il prossimo romanzo. Ultimamente però le veniva difficile concentrarsi.
Eppure quella mattinata tranquilla era l'ideale, anche se l'ispirazione era ben che minima.
Se ne
stava su quella poltroncina, di fronte alla scrivania, in salotto. La casa era
ad un unico piano, molto ampia anche se non grandissima. Inoltrandosi si
avevano due stanze, divise da un corridoio che faceva anche da sala da pranzo
volendo. Le finestre li presenti si affacciavano al piccolo giardinetto. Inoltre era
una zona aperta, non vi erano porte: la cucina a sinistra, il salotto a destra con la scrivania, dove vi era Giorgina,
interamente appoggiata al muro e il pc in bella mostra, sormontato da carte
varie: gli appunti.
Giorgina si
bloccò un attimo, cercando la parola più adatta per descrivere una scena. Posò
la testa sul palmo della mano, con il gomito appoggiato al tavolino di
cristallo e osservò fuori dalla finestra, dove il panorama era … nullo. Purtroppo non aveva altri posti
dove poter scrivere. Dalla sua casetta non poteva richiedere nessun bel paesaggio.
Quella finestra di preciso puntava verso il triste muro dell'abitazione
accanto, dunque mostrava niente di più di un vialetto isolato.
Qualcosa di
interessante però comparve ad un certo punto: ovvero vide il vicino uscire di casa! Lo
seguì con lo sguardo: schiena ben dritta, occhiali da
sole, capo che puntava davanti a sé, una camminata molto decisa e sicura. Poi
scomparve alla sua vista, a quel punto Giorgina alzò gli occhi al soffitto in
preda all'ispirazione. Sorrise e tornò al lavoro più volenterosa di prima.
Il vero
problema è che le venne l'idea per un nuovo racconto, perciò non si concentrò
più su quello che effettivamente doveva terminare. Perfino mentre cucinava il
pranzo ogni tanto si fermava per scrivere su un quadernino alcuni appunti
importanti, per poi tornare ai fornelli. Addirittura mangiò rileggendo ciò che aveva
scritto.
Decise di fare
una pausa e prendere una boccata d'aria, uscendo sul piccolo appezzamento
d'erba e cemento che aveva. Ne approfittò per fare un po' di pulizia e gettare
via il basilico ormai completamente andato. Prese un sacchetto di plastica,
sollevò la pianta dal bel vasetto, che poteva essere riutilizzato, sperava solo
non da lei, e gettò via l'arbusto morto. Prese poi la scopa e spazzò la terra
che le era caduta sulle piastrelle.
La musica
della suoneria l'avvisò di una chiamata e, com'era solita fare, prima di
rispondere controllò sul display il nominativo. Il suo sguardo si rabbuiò
comprendendo chi la stesse cercando in quel momento. Nonostante la tensione che
provava decise di rispondere, tentò pure di riflettere un attimo sul da farsi,
ma alla fine era talmente in ansia che cedette. «Pronto?» pronunciò solo quella
parola, dopodichè ascoltò l'interlocutore dall'altra parte della cornetta senza
più fiatare, se non per confermare con un breve e mesto "sì". Tenne
la testa china: sentire la sua voce dopo tanto tempo era una sensazione strana,
triste, orribile. Qualcosa che non si poteva descrivere bene: da un lato
sembrava così distante, così estranea, dall'altro lato invece era come tornare
a casa dopo tanto tempo. Gioia e amarezza si mescolarono, lasciandola
semplicemente spiazzata. «Sì … ok, allora … ti aspetto.» concluse così, facendo
crollare il braccio al fianco, asciugandosi le lacrime con la mano libera. Non
era riuscita proprio a trattenersi. E solo sentendolo al telefono! Come avrebbe
fatto una volta trovatasi di fronte a lui?
Tornò dentro.
L'ispirazione ormai persa, la voglia di fare estinta. Aveva ragione Valerie,
doveva darsi una regolata e affrontare la situazione con forza, al contrario di
come si stava comportando in quel momento.
*****
Giorgina andò
ad aprire la porta timorosa. Si soffermò sul pomello ascoltando il suo cuore
che risuonava lentamente in tonfi però sempre più forti. Avrebbe voluto far
marcia indietro e non aprire a quella persona. Non voleva vederlo, non voleva
parlargli un'altra volta, eppure ormai era lì e non poteva tirarsi indietro.
Aprendo, con
suo grande stupore, non trovò un ragazzo bruno dal viso corrucciato e i capelli
scuri tirati leggermente all'indietro, ma un asiatico con occhi quasi annoiati,
i capelli leggermente arruffati e le sopraciglia sollevate. «Ciao vicina! E'
ora di ricambiare il favore. Ho bisogno del latte, non è che avresti una
bottiglietta?» domandò. Giorgina un po' incerta annuì e si spostò per farlo
entrante . Lui prima di fare un passo in avanti, abbassò di poco il capo, come
per chiedere il permesso senza usare le parole, solo con quel inchino. Gli
occhi a mandorla di So Kyu Jung si spalancarono nel vedere il luogo che lo
circondava, «Woooo!» esclamò sorpreso, «I jibeun jinjja Aruemdayo!». La padrona di casa si
voltò perplessa, non capendo quelle parole. «Questa casa è stupenda! E molto
più spaziosa del mio appartamento!»
«Mmm!» annuì
allora, «Me l'hanno lasciata i miei genitori dopo il divorzio, prima che ognuno
andasse per i fatti propri.» rispose con un certo distacco.
Kyu Jung la
osservò solamente spostando lo sguardo di lato. Si erano fermati entrambi
all'entrata, l'uno al fianco dell'altra. La padrona di casa ancora intenta ad osservare la sua stessa abitazione.
«Esattamente … che rapporto hai con i tuoi?»
Giorgina
sollevò le sopracciglia e lo guardò interdetta, «Perché … perché questa
domanda?»
«Da come parli non sembrano troppo affettuosi.»
La risposta da
parte della giovane fu una smorfia. Non era educato porre una domanda così personale ad un estraneo. Cambiò subito discorso: «Piuttosto tu da dove vieni? …
So … Kyu Jung?», spostandosi verso la cucina seguita dal ragazzo.
«Vengo dal Sud
Corea, ma ho anche origini cinesi da parte di madre. Era di Hong Kong.» spiegò.
«Aaah!»
esclamò Giorgina aprendo l'anta del frigo. «E cosa sei venuto a fare qui?»
«Mah … ormai
sono in questo paese da parecchi anni … » tacque per un istante, vedendo
all'interno del frigo molte bottigliette di latte e tre confezioni giganti di
cacao in polvere. «Hai paura di finire la scorta?» domandò incuriosito. La
ragazza non capendo si bloccò. «Temi che si
estinguano le piantagioni di cacao o che avvenga la fine del mondo?» Giorgina
cominciò a guardarsi attorno, pensando che fossero domande un po' troppo
strane. Così l'orientale le venne incontro indicando l'interno del frigorifero.
«Aaaaah!»
esclamò a quel punto, «No, è che … » qualcosa di simile all'imbarazzo si
manifestò sul suo volto. Cercò una scusa plausibile che non la rendesse
ridicola: «E' che ho dei nipotini ai quali piace un sacco il latte al
cioccolato, così …»
Kyu Jung la
guardò scettico: «Nipotini eh?»
Non era
una fandonia così insensata dopotutto. Proprio in quel momento il citofono la
salvò: gli porse velocemente la bottiglia di latte e immediatamente andò ad
aprire. Questa volta sapeva che non poteva essere nessun altro se non il suo ex
fidanzato. Infatti ad attenderla trovò Vittorio, vestito con
una maglia a righe nere e bianche, una giacca grigia e dei jeans neri. «Hey.»
fu il primo a parlare.
Anche lei
ricambiò il saluto mestamente: «Ciao.»
Quando
Giorgina si spostò per farlo entrare, lui avanzò di qualche passo, fermandosi
però all'entrata. Quella situazione era quasi insostenibile: tutto risultava
freddo, distaccato, imbarazzante addirittura. Entrambi non si sentivano a
proprio agio l'uno di fronte all'altra. Giorgina si allontanò indecisa, prese
dalla stanza accanto uno scatolone e tornò indietro, porgendolo al ragazzo.
All'interno vi erano cose che potevano essere definite solo cianfrusaglie, e
invece rappresentavano i loro ricordi, i gadget della loro storia passata.
Vittorio guardò all'interno per un secondo, poi si voltò verso la porta, ma
qualcosa lo indusse a fermarsi e chiederle: «Giorgina …ora come stai?» proprio
in quel momento notò l'uomo che dalla cucina si spostò alla sala da pranzo. Aveva una bottiglia di latte in mano e stava osservando la scena
tranquillamente. Vittorio si fermò a fissarla quella persona, chiedendosi chi
fosse e cosa ci facesse a casa delle sua ex. Sembrava piuttosto a suo agio, a
differenza sua, come se frequentasse quella casa ormai da molto tempo. In cuor
suo non solo fu stupito di vedere un uomo in compagnia della ragazza, ma ci
rimase un po' male, come se, nonostante la rottura, la giovane gli appartenesse
ancora.
«Bene.»
rispose lei freddamente, senza notare l'interesse di Vittorio per l'individuo
che aveva alle spalle. So Kyu Jung a quel incessante sguardo inquisitorio
rispose con nonchalance, sollevando sopracciglia e capo in un gesto di saluto.
Vittorio non rispose, ma si girò ed uscì definitivamente dall'abitazione. A
quel punto anche l'asiatico comprese che era il caso di lasciare quel luogo:
aveva il latte, perciò poteva andare. Incamminandosi verso l'uscita, distrattamente notò il salotto e soprattutto una scrivania stracolma di cartacce. Si soffermò
solo per qualche secondo su quel particolare disordine, poi tornò per la sua
strada, giungendo alle spalle della padrona di casa che nel frattempo aveva
chiuso la porta e vi stava sbattendo la fronte debolmente, ma con ritmo.
«Hai litigato
con il tuo ragazzo?» domandò, interrompendo quel gesto auto punitivo.
Giorgina tenne
la fronte appoggiata al legno lucido, voltandosi verso il vicino, sbuffando.
«Era il mio ex.»
«Aaaaah! ... Va
beh! Grazie dell'aiuto, stasera per cena vorrei preparare un bel dolce. Mancava
solo il latte.» spiegò agitando la bottiglietta.
La ragazza si
staccò dall'uscio lentamente, ancora con le labbra corrucciate in un broncio
infantile. «A me nessuno ha mai cucinato un bel niente!» commentò tra sé e sé
ma ad alta voce, decidendosi finalmente di aprire la porta per farlo uscire.
«Bravo! Anche gli uomini devono saper cucinare … E' per la tua ragazza giusto?»
«Cosa?» chiese
lui uscendo dall'abitazione.
«La cena, il
dolce che farai.»
«Ah, no.» fece
un breve e buffo sorriso e se ne andò. Giorgina seguì la sua figura finché non
svoltò l'angolo, mantenendo sempre uno sguardo corrucciato.
Ok, sono pronta per il bombardamento!
I pomodori in faccia però sono vietati eh!
Innanzitutto mi presento, mi chiamo Marta e ho scoperto il tuo blog poco tempo fa e mi è subito piaciuto...poi quando hai raccontato della tua storia d'amore mi è sembrato veramente di leggere la trama di una drama!! Anch'io sono innamorata della Corea e del Giappone, tanto che, pazzia delle pazzie, ho deciso di lasciare la mia università per iniziare quella di lingue orientali e studiarmi proprio il coreano come prima lingua! Comunque volevo dirti che la storia di questo romanzo mi piace tantissimo (proprio perchè mi ricorda le storie dei drama, che non so se hai capito ma mi piacciono un sacco!XD) e spero proprio che tu riesca a pubblicarlo, perchè devo assolutamente sapere come va a finire!! Quindi in bocca al lupo per tutto, anzi fighting!! :)
RispondiEliminaGrazie mille marta davvero. Eh pubblicarlo lo pubblicherò spero solo che possa piacere tanto e che la gente appunto si incuriosisca e lo scarichi una volta caricato in ebook.
EliminaContinua a realizzarti rincorrendo il tuo sogno.
안녕! ^ ^
Lo adoro! *-* Spero un giorno di poter leggere gli altri capitoli! Fighting!
RispondiEliminaGrazie infinite Alex ^ ^ spero di terminarlo presto! Mancano quattro capitoli e altri 5 per arricchirlo!
EliminaÈ bellissima anche questa seconda parte :) complimenti Giorgia! Non vedo l'ora di leggere il seguito!! A presto ^^
RispondiEliminaGrazie infinite Chiara ^ ^
EliminaFinalmente riesco a leggerla!!!
RispondiEliminaDavvero molto belli anche questi capitoli! Brava!! :)
Spero di poter leggere anche il seguito ~
Grazie mille!!! SOno alla conclusione!!! YEP!
Eliminaciao piacere di conoscerti sono Giulia, ho scoperto da poco il tuo blog ma me ne sono subito innamorata ......per quanto riguarda la storia........ E' MERAVIGLIOSA *-* ! mi ha tenuta incollata allo schermo , non vedo l'ora di leggere i prossimi capitoli . BRAVISSIMA
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