내 소설이에요 Nae soseol iyeyo! Il mio romanzo ...


Un sogno, come tanti altri ...




Pubblicare un libro, via ebook o che sia ...
Un sogno quello di poter essere apprezzata come scrittrice. 
Logicamente non posso aspettarmi solo elogi, perché il pensiero varia da persona a persona, tanto che spesso i commenti risultano contrastanti.
Ci sono in qualunque cosa noi facciamo risposte positive e non. Le ultime inoltre, letteralmente parlando non sono davvero forme negative. Se si parla delle varie passioni non si possono usare espressioni completamente pessimiste, non si aiuta di certo l'altro facendolo. Viva i pensieri personali dunque, sempre però che siano costruttivi. Il buon scrittore non chiede altro. Almeno così penso :P
 Spesso sono più utili i consigli che un lettore può dare ... per colui/lei che li sa cogliere, senza offendersi. Perché farlo?
Sarebbe una cosa sciocca! 
Anche per questo motivo propongo piccoli punti del romanzo sul mio blog, allo scopo di farmi un'idea su ciò che realizzo ... se può piacere o meno al pubblico.


저는 소설을 발표하려.
저는 하겠으면
소설목적으로 모두에게 존중하게 읽어주기를 희망합니다 ...




- Rom: Jeoneun soseoreul balpyoharyeo.
Jeoneun hagesseumyeon, soseolmokjeogeuro moduege junjunghage ilgeojugireul huimanghabnida.-

*Trad: Ho intenzione di pubblicare un romanzo.
Se lo farò, desidero che tutti possano apprezzarne la lettura.*

Ecco quindi che vi lascio un ultimo stralcetto del romanzo. 
Purtroppo, se voglio arrivare alla pubblicazione, non posso postare molto nel mio blog. Per questo mi fermerò qui, sperando che a voi possa piacere e vi induca in un prossimo futuro a scaricare il mio romanzo.

Appena pubblicherò il mio primo ebook, "Sakura", vi posterò l'intro e magari una prefazione, così da invogliarvi o meno a leggerlo!

Ora vi lascio nuovamente a "Baby Love Chocolate"



PER CHI SI FOSSE PERSO L'INIZIO ----> Baby Love Chocolate prima parte

   
   (continuato CAP 2)

***** 

Christine le mandò un messaggio prima di cena: voleva incontrarla assolutamente, aveva bisogno di un'amica cara con cui parlare e non poteva chiamare nessun altro, anche perché Valerie era abbastanza arrabbiata per le sue continue buche. Si sarebbero trovate in un locale poco distante. Giorgina dunque si presentò puntuale, entrando nel pub titubante vedendo l'ammasso di gente che vi respirava all'interno. Di sera quel tipo di locale si riempiva di gioventù. Non amava particolarmente quel genere di posti. Non amava proprio uscire alla sera e incontrare ubriachi, marpioni; ragazzine dalla dubbia età: o donne fin troppo mature che si credevano diciottenni o al contrario minorenni che agghindate e truccate in un certo modo ingannano tutti, dimostrando anche una trentina di anni. Le nuove generazioni ... Cosa stava succedendo all'umanità? Ai suoi tempi, in quella fascia di età che andava dai quattordici e sedici anni, si pensava solo ai vari cantanti, girl e boyband americane che spuntavano come funghi: Five, Westlife, Take That, Spice Girl ecc ... Lei e le sue amiche avevano in testa sopratutto alcune cose come: Backstreet boys, Britney Spears, la passione per i manga e gli anime giapponesi, i telefilm made in USA e come poter sposare Nick Carter. Le nuove quindicenni invece sembrano avere altro in mente: tacchi vertiginosi, vestiti ascellari, borse firmate, tatuaggi, alcool, discoteca e ... pomiciare con più persone, se non regalarla in giro addirittura. Forse la new generation avrebbe definito lei e le altre delle bimbeminchia, in quanto attaccate a "giochi" da ragazzine, al posto di cercare di farsi una bella scopata come le "vere donne". Ma forse costoro hanno creato una nuova definizione di donna, in barba a tutte le battaglie femministe ... Una definizione infatti che si avvicina pian piano alle parole: bambola, usa e getta, oca e ...  puttana.
Bimbeminchia ... È un termine molto in voga in questi anni di sfarzo e crisi. Chissà perché sfoggiato proprio adesso. Non se ne rendono conto ma le vere BM, come amano abbreviare molti, oltre a tutte quelle un pò "ritardate" dalla parolaccia sempre in bocca e l'attaccamento sviscerale, morboso verso un dato personaggio pubblico, sono anche coloro che credono di essere delle vere signore, donne mature, senza rendersi conto che l'apparenza non conta, i gusti musicali non contano, il trucco pensate, l'atteggiamento arrogante non contano. Nemmeno l'esperienza,  vale solamente il tuo cervello. Saper distinguere tra giusto e sbagliato. Saper comprendere i limiti, quando bisogna fermarsi a riflettere. Concepire il diverso e non deriderlo. Una maturazione interna e non esterna dunque. E questo lo può avere anche una ragazzina di tredici anni appassionata delle sigle di Cristina D'Avena.
Alla fin fine le sue care amiche erano parecchio cambiate, nonostante ciò in loro rimaneva sempre un barlume del pasaato: Christine aveva un bagaglio di esperienze riguardo agli uomini da far quasi paura, ma era ancora fissata con gli asiatici; Mara aveva iniziato un percorso per trovare se stessa, riuscendoci grazie alla religione Wicca, ma fondamentalmente rimaneva la ragazzina che si sfogava in film e letture, immaginando di squartare coloro che la facevano inviperire; Giorgina era convintissima che sotto al letto Mara nascondesse una sorta di Death Note, dove annotava le teste che avrebbe voluto tagliare. Valerie era diventata mamma, eppure il suo mito rimaneva Britney Spears, sostenendola sempre e comunque, nonostante i casini che la diva fece tra alcool, droga e divorzio. Viviana era l'unica che sembrava non aver più rapporti con il passato, eppure si divertiva ancora a stuzzicare gli altri, specie coloro che avevano dell'astio nei suoi confronti. Godendoci pure. Al contrario, Giorgina non si sentiva affatto cambiata, tranne che per i gusti: il mondo giapponese degli anime e manga la trasportarono anche in altre nazioni come Cina, Corea del sud e questo grazie anche alla scoperta dei drama asiatici. Quindi basta telefilm americani e basta Backstreet boys, lasciando spazio ad artisti più dotati, professionali, particolari e dagli occhi a mandorla come i Big Bang.

Cercò con lo sguardo la piccola Christine, riconoscendola tra milioni di persone: aveva due anni in meno di lei, ma sembrava addirittura una sedicenne quando vestiva casual. Un tempo quella ragazzina aveva amato lo stile punk, compresi strani colori alla chioma leonina, borchie, allargatori ecc ... Ma da quando si era fidanzata aveva abbandonato quel genere di cose, rendendosi molto più femminile e donna. Nonostante questo la sua bassa statura, i suoi occhietti piccoli castani e leggermente a mandorla, la sua pelle chiara, il naso abbastanza pronunciato dalle leggerissime lentiggini e i suoi capelli ormai lunghi oltre le spalle dalle punte ondulate, di un castano rossastro, toglievano almeno cinque anni alla sua reale età.
Era sola, seduta su un divanetto e fissava il suo aperitivo senza riuscire a distoglierne l'attenzione. Giorgina sorrise e corse da lei senza guardare nessun altro. «Sono in ritardo io o in anticipo tu?» le chiese sedendosi di fronte.
Christine finalmente alzò gli occhi e vedendo l'amica si precipitò ad abbracciarla come se non si vedessero da mesi. Beh, ci mancava poco. «Come stai?» domandò felice.
«Tu piuttosto? Cosa sta succedendo?» chiese invece Giorgina massaggiandole la schiena, inducendola così a mollare la presa dal suo collo.
Christine tornò a sedersi. Prese in mano il suo aperitivo, «Vuoi qualcosa da bene?» Giorgina rispose facendo ondeggiare la testa. «Ho problemi con il mio ragazzo.» svuotò il sacco la brunetta, mettendo il broncio.
Giorgina, pensando che fosse qualcosa di poco importante, rise: «Quando mai non ne hai, Christine! Non è la prima volta che passi dei momenti brutti con lui. Se non ci stai bene mollalo.» consigliò.
La ragazzina sospirò, «Ci sto pensando e questa volta seriamente. Io gli voglio bene, è che siamo insieme da troppo. Cinque anni sono tanti! I primi due andavano bene! Ma dal terzo in poi … Ho sempre avuto il bisogno di staccare da lui in qualche modo.»
Giorgina annuì, «Ma non lo hai mai fatto! Forse anche questa volta non lo farai.»
Christine sorrise maliziosamente, «Non l'ho mai lasciato … ma … » allargò ancora di più il suo sorriso e abbassò lo sguardo sul drink, non era proprio un'espressione gioiosa ma aveva un ché di amaro e colpevole. «In qualche modo mi sono staccata da lui.»
Giorgina a quel punto corrucciò la fronte, «Parli di quando ... lo hai tradito con quel turista filippino … »
Christine sollevò il volto in quel momento annuendo, «Ho fatto di peggio purtroppo! E' stato il primo con cui l'ho tradito, ma non l'ultimo.» sbuffò, muovendo anche le braccia fastidiosamente, «Non è colpa mia se non abbiamo argomenti di cui discutere. A lui piace stare a casa in panciolle a me uscire e fare conoscenze! Siamo troppo diversi, Giorgina.» prese il bicchiere e bevve un po' del contenuto. «Poi gli ultimi con cui sono uscita mi interessavano davvero, ma ala fien ho sempre piantato gli altri per lui.»
«Questo … insomma mi dispiace, ma ci sarà un perché se ogni volta salvi la storia, nonostante tutto dico.» non sapeva nemmeno lei cosa dire realmente.
«No, è solo l'affetto e la coscienza, anche se non sembra ne ho una anche io. Comunque adesso è tutto diverso. Mi piace tanto, tanto, tanto il tipo con cui mi sto vedendo, ma per colpa del mio ragazzo non ho intenzione di fidanzarmi con lui nemmeno nel caso tornassi single! Però … voglio prendermi almeno una pausa di riflessione ... E poi si vedrà. Penso di essere pronta a tagliare il cordone ombelicale con lui.»
Giorgina imbronciò le labbra e annuì, «Credo sia un bene per entrambi. Alla fine non puoi continuare a mentirgli.» non la giudicava, ma di certo quel comportamento lo bocciava in pieno.
«Hai ragione! Si vede che non sono fatta per avere un solo ragazzo! Prima di tornare impegnata ho intenzione di divertirmi un sacco!» sorrise e alzò il bicchiere contenta. Giorgina sorrise a sua volta, contenta che avesse preso una decisione e triste per ciò che aveva combinato alle spalle del povero ragazzo. Avevano due pensieri totalmente diversi lei e Christine e delle volte il comportamento di quest'ultima le dava quasi fastidio, ma cercava comunque di comprenderla come poteva. Non erano errori suoi, ma quelli di un'amica forse rimasta un pò immatura.
Spostando lo sguardo verso il pub, alla ricerca di una cameriera per ordinare a sua volta, notò una figura maschile seduta al bancone, insieme ad una donna sui trent'anni. Christine guardò l'amica corrucciando lo sguardo. «C'è qualcuno che conosci?» domandò poi girandosi per controllare.
«Non ne sono sicura … ma credo che quell'uomo con la giacca nera sia il mio vicino di casa.» raccontò lei.
«Come credi?» quando i piccoli occhietti castani, colorati di un pesante nero matita, trovarono il giovane in questione, un sopracciglio curato di quel viso infantile si impennò, «Quel tizio con la tipa vestita di rosso?»
«Lui! Sì sono sicura che sia lui.» annuì.
Christine finalmente si voltò, «Come fai a conoscere un tipo del genere?»
Giorgina sollevò la fronte, «Non lo conosco, so solo che si è trasferito nella casa accanto.»
La brunetta tornò a fissarlo meglio, «Ma è … è asiatico! Io adoro gli asiatici.»
«Sì, ricordo la tua fissa-»
«Quanti anni ha?» venne interrotta immediatamente, «E' la sua ragazza quella? Ah! Ma che me ne importa! Mica lo devo sposare!» si auto corresse, «Allora … come si chiama?»
Alzò le spalle, «Non lo so!»
Christine si dimostrò frustrata e delusa, «Come non lo sai?» proprio in quel momento l'uomo in questione si spostò affiancato dalla bionda valchiria, uscendo dal pub insieme e addirittura a braccetto. Tutte e due le ragazze li fissarono a bocca aperta. Poi la più giovane delle due tornò a guardare la biondina, in attesa di una risposta.
Di nuovo Giorgina alzò le spalle, «Te l'ho detto non lo conosco affatto!»

*****

Poco dopo salutò Christine e tornò a casa da sola. Tanto tra le due era quella che aveva meno strada da fare. Una volta rincasata andò verso il giardino per controllare il basilico, pensando: "sugo o non sugo questo è il dilemma"; Voleva di nuovo annaffiarlo, sperando che si riprendesse davvero. Illusa!
Una volta uscita però venne subito distratta dalle verdi finestre dell'abitazione accanto:   appoggiato al balcone si stagliava una schiena nuda, per un attimo rimase allibita osservando i lenti movimenti di una muscolatura che si contraeva, poi si accorse della donna che gli stava di fronte quando lui si accinse a baciarle il collo, scoprendole così anche le spalle nude. La donna teneva gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, quelll di Giorgina invece si spalancarono di scatto e la sua pelle avvampò. Chinò la testa coprendo lo sguardo con una mano e corse in casa imbarazzata.
Per fortuna non si erano accorti di lei.



※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※



3




Quando non si ha accanto né un uomo né figli o genitori, anche solo qualche parente, ci si affida molto spesso agli amici. Solitamente i fidanzati portano ad allontanare le amicizie, ma quelle vere sono pronte a confortarti anche se mesi o anni prima si aveva interrotto quasi del tutto i rapporti a causa appunto di un partner.
Mai come un tempo si ritrovava così spesso a cenare o pranzare con le ragazze. Le sembrava di esser tornata ai tempi prima dell'arrivo di Vittorio, quando Viviana, Valerie, Mara e pure Christine erano l'unica cosa che contava per lei, oltre che il suo lavoro.
A proposito di quello: non poteva chiedere di meglio! Amava scrivere, si sfogava e creava racconti che a quanto pare andavano molto in quel periodo. Sperava solo che la cosa durasse ancora per molto tempo. Avrebbe voluto guadagnare con il suo grande hobby per il resto della sua vita, ma era comunque un mercato in continua evoluzione e il cambiamento era sempre in agguato.
Non poteva dirsi un'eccellente massaia o casalinga, odiava tanto per cominciare fare le pulizie, ma amava cucinare. Per la cena aveva ben pensato di fare un primo di pasta al pomodoro, qualcosa di molto semplice e un secondo di arrosto con patate al forno. Aveva invitato le solite, ma già sapeva che si sarebbero trovate solo in quattro. Mentre preparava il condimento per la carne sulla penisola di marmo, si accorse che le mancava proprio il sale, ingrediente essenziale. Giorgina prese a mordicchiarsi le labbra, pensando a quale strategia adottare, «Aggiungo molto pepe?» si chiese, «Mmm!» fece scrollare la testa, «Chiamo Viviana e dico che lo porti …» fece per prendere il telefonino ma si fermò riflettendo: avrebbe scomodato un'amica, la quale sarebbe dovuta partita da casa prima del tempo, perchè non poteva certo chiederle di portarlo all'orario stabilito per la cena. Ne aveva bisogno subito! «E se chiedessi ….» per un attimo smise di mangiarsi le labbra, poi corrucciò la fronte e tornò a farlo, finché non si decise. «Se non ci si aiuta tra vicini!» esclamò convinta, uscendo di casa senza nemmeno togliersi il grembiule da cucina.
Suonò al campanello e attese. Il ragazzo aprì poco dopo. Per un attimo rimase quasi imbambolata, non era tanto facile incontrare un uomo di origini orientali così affascinante, non dalle sue parti almeno. Oltretutto era quasi strano vederne uno così da vicino, come se fosse cosa rara. «Salve … » provò a pronunciare, dimenticandosi per un attimo del motivo per cui si trovava lì. Scrollò la testa tornando in sé, «Salve, scusi del disturbo, sono la vicina.» spiegò indicando la casa alle sue spalle, «Sto preparando la cena e ho finito il sale, non è che potrebbe … » lasciò cadere la frase lentamente quando il vicino le voltò le spalle, lasciando la porta aperta. Per un attimo pensò che fosse maleducato andarsene mentre uno stava parlando, senza dire una parola poi. Immaginò però che fosse andato a prendere quel che gli stava in effetti chiedendo. Perciò attese pazientemente fuori.
Pochi attimi dopo infatti tornò indietro con un pacchetto di sale fino, «Ho solo questo.» rispose passando alla ragazza la scatola. «Spero possa bastarti.»
«Sì, anche troppo.» rispose con un tono divertito lei. «Allora … grazie mille.» lui annuì e a quel punto Giorgina fece per tornare a casa, quando si rigirò, «Che maleducata, non mi sono nemmeno presentata … » fece un accenno di inchino, pensando che lui preferisse quello alla classica stretta di mano, «Giorgina. Il suo nome è?»
Annuì rispondendo: «Kyu Jung … So Kyu Jung.» scandendo bene le parole.
Giorgina di nuovo si inchinò leggermente, «Piacere.» proprio in quel momento una voce femminile, con una richiesta di attenzioni rivolta evidentemente al bel asiatico, li interruppe. «Ah, mi dispiace, devo averla disturbata essendo in compagnia della sua ragazza-»
«No.» si affrettò a dire con voce tranquilla. Sollevò le sopraciglia e le fece un saluto con il capo esclamando in fine: «Buona cena!», chiudendo la porta della sua abitazione.

*****

Brianna, l'ultima amica ad essere entrata nel gruppetto, fu la prima ad arrivare, anche se non da sola. Lei e Giorgina si conoscevano da solo un annetto e fu Viviana a presentarle, perché a sua volta era in buoni rapporti con la giovane da ormai tempi remoti e spesso le si vedeva arrivare insieme, proprio come quella sera. 
La cena andò molto bene, anche perché non vi era qualche elemento di "disturbo" come al solito: Valerie infatti, che non sopportava tanto Viviana e viceversa, era andata a cena con i suoceri, per discutere dei preparativi del matrimonio. Mentre Christine come sempre aveva tirato un bel bidone.
Tutte e quattro alla fine si ritrovarono nel minuscolo giardinetto, per permettere a due di loro di fumarsi una sigaretta di fine serata. Si aprirono perfino gli sdraio Brianna e Viviana, in modo da distendersi al fresco e fumare nel pieno relax, mentre Giorgina e Mara rimasero su delle comuni seggiole sotto il piccolo porticato. Quello poteva dirsi il club delle bionde: nessuna di loro portava colori caldi e scuri, invece tutte avevano la chioma chiara e gli occhi di un colore freddo. Giorgina di un bel verde quasi grigio, Mara un verde oliva, Viviana il solito azzurro ghiaccio e Brianna un blu elettrico molto intenso. Inoltre potevano dirsi da "tintarella di luna", in quanto il loro candore era pressoché vergognoso. Il club delle bionde nordiche, delle norvegesi … insomma quattro belle fanciulle dal volto pulito, l'occhio e il capello chiaro. Tre su quattro portavano perfino gli occhiali da vista, a completare la strana coincidenza mancava solo la padrona di casa.
Ognuna di loro però possedeva un carattere a sé, avevano gusti differenti e opinioni talvolta contrastanti. Specie quando si trattavano di uomini: c'era chi, come Viviana, non ancora ma presto convivente, affermava che bisogna mettere dei paletti al proprio fidanzato, chi come Mara sosteneva invece la libertà, la fiducia di coppia, cosa che lei aveva totalmente verso il suo uomo, con il quale già conviveva. Brianna e Giorgina invece erano single, Brianna pure da pochissimo. Nonostante la batosta subita recentemente, tra le due era quella più volenterosa a cambiare e desiderosa di riavere accanto un uomo che facesse per lei. Non stava bene da sola e voleva scacciare l'amaro in bocca che il suo ex aveva lasciato. Dunque chiodo scaccia chiodo, ma nel suo caso non voleva che fosse solamente una cosa di passaggio, ma un vero e proprio tornado che le portasse via quell'insofferente e recente solitudine.
Mentre stavano discutendo tranquillamente tra loro per un attimo calò il silenzio. Mentre Brianna aspirava dalla sigaretta e Viviana espirava il fumo della sua, in quel breve lasso di tempo qualcuno apparve velocemente davanti alla finestra della casa rosa, allungando un braccio scoperto, grazie alla maglietta priva di maniche; afferrò la maniglia del balcone, chiudendo la prima delle tre aperture. Brianna si bloccò all'istante, spalancando gli occhi blu, mentre Viviana, accorgendosi della sua reazione, guardò immediatamente di fronte a sé, notando a sua volta l'uomo che si accingeva a chiudere la seconda finestra. Anche Mara e Giorgina poco dopo si chinarono per controllare. La ricciolina Mara commentò anche con un silenzioso: "ah, però!"
Osservarono quella scena nel pieno silenzio serale, in sottofondo solo il cantare di una civetta che annunciava l'imbrunire, cosa che riportò la folle mente, della scrittrice del gruppo, automaticamente all'uccellino nero che trasportava i tre punti negli anime giapponesi. 
Appena il terzo balcone fu chiuso, Brianna drizzò la schiena con un gesto veloce, dando le spalle all'altra biondina al suo fianco. «Giorgina, il tuo vicinato è composto da esseri del genere?» domandò agitata.
«Esseri del genere?» ripeté sussurrando Mara.
Giorgina tenne le sopracciglia sollevate, titubante sulla reazione dell'amica. Annuì: «E' qui da poco.»
«Ce ne sono altri come lui?» domandò immediatamente e la ragazza rispose con il capo, in un gesto di diniego. «Oddio, ma da dove può spuntare un essere così perfetto?»
Viviana aspirò ancora la sigaretta, poi buttò fuori il fumo, prima di intervenire: «Dalla vagina di una donna asiatica e molto probabilmente da spermatozoi asiatici.» Mara e Giorgina la fissarono, una con disapprovazione l'altra con astio. La sua risposta fu quella di alzare le spalle, «Sapete che non apprezzo molto gli uomini orientali.»
Brianna si voltò verso Viviana facendo svolazzare i lisci e fini capelli praticamente platino, «Ma lo hai visto? Lo hai visto? Solitamente nemmeno io vengo attratta dall'occhio a mandorla, ma … » e indicò la finestra centrale. «Quello è … wow
«Ammetto che di primo impatto possa sembrare un uomo affascinante, una rarità del suo popolo, ma per me rimane comunque poco attraente.» ribatté Viviana, spegnendo la sigaretta nel posacenere che teneva in mano. Giorgina lo aveva comprato proprio per le amiche fumatrici, insomma per tutte fuorché Mara.
Brianna aspirò un'ultima volta invece, «Motivo per cui non bisogna lasciarselo sfuggire!» spiegò, tornando poi a guardare la padrona di casa. «Raccontami di lui!»
Il volto della ragazza era quasi alienato da quanto era eccitata all'idea di aver trovato un bel manzo, come avrebbe affermato Valerie, forse ancora libero. Giorgina alzò le spalle, «Si chiama Kyu Jung, penso che il cognome sia So. Oggi ci ho fatto quattro chiacchiere, con la scusa che avevo dimenticato il sale sono andata a chiederglielo.»
«Grande mossa!» sorrise Brianna facendole l'occhiolino.
Giorgina scosse il capo, «No, non hai capito: lo avevo finito davvero il sale!»
Viviana si sedette sullo sdraio a sua volta, «Potevi chiamarmi, te lo portavo io da casa.»
«Non volevo disturbarti, così sono andata dal vicino. Tra le altre cose è stato pure molto gentile, mi ha dato addirittura un'intera scatola!» precisò.
Brianna schioccò le dita e si alzò alla svelta, «Allora è doveroso restituirgliela!» Si chinò ad afferrare il polso di Giorgina, obbligandola ad alzarsi. «Non vorrai mica approfittarti della sua gentilezza così? Forza! Ti accompagno!» si recarono in cucina, presero il sale e con passo veloce uscirono di casa, arrivando davanti alla porta di quella accanto, dove Giorgina fu costretta da Brianna a suonare il campanello.
Quando aprì la porta, So Kyu Jung si trovò davanti due belle ragazze occidentali, tutte e due di bassa statura, bionde, chi un colore più chiaro chi più scuro e gli occhi luminosi e tondi, privi di quella caratteristica allungata che invece contraddistingueva la sua cultura. Riconobbe solo colei che aveva un'espressione timorosa, con la fronte corrucciata e lo sguardo pieno di scuse: la sua vicina. L'altra ragazza invece aveva un piercing al sopraciglio che brillava e degli occhialoni neri enormi, ma che si abbinavano bene al viso lungo. Sembrava contenta, tanto che le labbra fine scomparivano del tutto a mostrare un sorriso smagliante.
La vicina gli allungò la scatola del sale ormai aperta. «Scusa l'orario, era troppo per me! Te lo restituisco! Grazie ancora.»
Lui guardò il contenitore di cartone sollevando un sopracciglio dubbioso, poi tornò a fronteggiare le ragazze, «Potevi anche tenerlo.» accettò comunque la restituzione. 
«No.» disse scrollando la testa, «Era troppo, davvero.»
In quel momento Brianna si fece avanti di qualche passo e allungò una mano verso l'uomo, «Così sei il vicino della mia cara amica Giorgina! Sono Brianna, piacere.» Kyu Jung corrucciò la fronte osservando la strana biondina tutta pepata, poi prese la sua mano e ricambiò il saluto. «Sai, è un po' sbadata! Mi faresti il piacere di darle un occhio ogni tanto? Se vuoi ti do il mio numero così se dovesse-»
Giorgina strinse il braccio dell'amica, «Brianna andiamo!» si affrettò a dirle, spingendola perché si muovesse. Insomma, decise che era proprio giunto il momento di andarsene, prima che Brianna la pazza si scatenasse. Il prestito in fondo l'avevano restituito no? Si voltò solo un attimo, velocemente, per salutare il vicino, che nel frattempo aveva sorriso divertito da quel visibile, tentato approccio.

«Ragazze è stupendo!!! Incommentabile!» spiegò una volta tornata in casa la più piccola del gruppo. Brianna a differenza delle altre, la cui età oscillava dai venticinque anni di Christine ai ventisette già compiuti di Viviana, aveva ancora solo ventiquattro anni.
«E' sempre un cinese.» rispose in malo modo Viviana, storcendo il naso.
«Lascia perdere, Viv! Questo ha davvero tanto fascino.» sospirò, con gli occhi alzati verso il soffitto, «Io se fossi al posto tuo Giorgina sarei sempre alla sua porta a chiedergli in prestito qualcosa.»
Viviana ridacchiò, «Del tipo: "mi presti del pepe? In cambio puoi avere me!"» e tutte cominciarono a ridere fuorché la padrona di casa.
Mara le diede una piccola gomitata, «Che hai? Sei giù di morale? Questa era divertente!»
Lei la guardò scettica, «Anche a te piace?»
«Bello è bello ... ma sono fidanzata.» rispose.
«No problem, Mara, tanto lo voglio io!» puntualizzò ghignando Brianna.
Giorgina sorrise allora perfidamente, «Attenta! Devi sapere che Christine gli ha messo gli occhi addosso prima di te! E sai che quando quella vuole un uomo molto spesso riesce pure ad ottenerlo.»
Brianna sbuffò, mentre Viviana commentò malignamente: «Chissà come ci riesce.» alludendo ironicamente alla poca fama della ragazza. «Cambiando discorso, hai terminato il romanzo?»
Giorgina corrucciò le labbra. Quando c'era lei chissà perché saltava sempre fuori l'argomento lavoro. «Quasi.» bofonchiò.
«Vedi di darti una mossa, i redattori lo vogliono sulla scrivania entro fine mese.» avvertì colei che poteva anche definirsi il suo capo. Viviana infatti lavorava per la casa editrice alla quale Giorgina si appoggiava per pubblicare i libri.


※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※※


4




Il giorno dopo si mise all'opera. Le dita si muovevano frenetiche sulla tastiera. Non si sentiva altro che il ticchettio dei tasti. Viviana le aveva dato un ultimatum e doveva rispettarlo se voleva pubblicare anche il prossimo romanzo. Ultimamente però le veniva difficile concentrarsi. Eppure quella mattinata tranquilla era l'ideale, anche se l'ispirazione era ben che minima.
Se ne stava su quella poltroncina, di fronte alla scrivania, in salotto. La casa era ad un unico piano, molto ampia anche se non grandissima. Inoltrandosi si avevano due stanze, divise da un corridoio che faceva anche da sala da pranzo volendo. Le finestre li presenti si affacciavano al piccolo giardinetto. Inoltre era una zona aperta, non vi erano porte: la cucina a sinistra, il salotto a  destra con la scrivania, dove vi era Giorgina, interamente appoggiata al muro e il pc in bella mostra, sormontato da carte varie: gli appunti.
Giorgina si bloccò un attimo, cercando la parola più adatta per descrivere una scena. Posò la testa sul palmo della mano, con il gomito appoggiato al tavolino di cristallo e osservò fuori dalla finestra, dove il panorama era … nullo. Purtroppo non aveva altri posti dove poter scrivere. Dalla sua casetta non poteva richiedere nessun bel paesaggio. Quella finestra di preciso puntava verso il triste muro dell'abitazione accanto, dunque mostrava niente di più di un vialetto isolato. 
Qualcosa di interessante però comparve ad un certo punto: ovvero vide il vicino uscire di casa! Lo seguì con lo sguardo: schiena ben dritta, occhiali da sole, capo che puntava davanti a sé, una camminata molto decisa e sicura. Poi scomparve alla sua vista, a quel punto Giorgina alzò gli occhi al soffitto in preda all'ispirazione. Sorrise e tornò al lavoro più volenterosa di prima.
Il vero problema è che le venne l'idea per un nuovo racconto, perciò non si concentrò più su quello che effettivamente doveva terminare. Perfino mentre cucinava il pranzo ogni tanto si fermava per scrivere su un quadernino alcuni appunti importanti, per poi tornare ai fornelli. Addirittura mangiò rileggendo ciò che aveva scritto.
Decise di fare una pausa e prendere una boccata d'aria, uscendo sul piccolo appezzamento d'erba e cemento che aveva. Ne approfittò per fare un po' di pulizia e gettare via il basilico ormai completamente andato. Prese un sacchetto di plastica, sollevò la pianta dal bel vasetto, che poteva essere riutilizzato, sperava solo non da lei, e gettò via l'arbusto morto. Prese poi la scopa e spazzò la terra che le era caduta sulle piastrelle.
La musica della suoneria l'avvisò di una chiamata e, com'era solita fare, prima di rispondere controllò sul display il nominativo. Il suo sguardo si rabbuiò comprendendo chi la stesse cercando in quel momento. Nonostante la tensione che provava decise di rispondere, tentò pure di riflettere un attimo sul da farsi, ma alla fine era talmente in ansia che cedette. «Pronto?» pronunciò solo quella parola, dopodichè ascoltò l'interlocutore dall'altra parte della cornetta senza più fiatare, se non per confermare con un breve e mesto "sì". Tenne la testa china: sentire la sua voce dopo tanto tempo era una sensazione strana, triste, orribile. Qualcosa che non si poteva descrivere bene: da un lato sembrava così distante, così estranea, dall'altro lato invece era come tornare a casa dopo tanto tempo. Gioia e amarezza si mescolarono, lasciandola semplicemente spiazzata. «Sì … ok, allora … ti aspetto.» concluse così, facendo crollare il braccio al fianco, asciugandosi le lacrime con la mano libera. Non era riuscita proprio a trattenersi. E solo sentendolo al telefono! Come avrebbe fatto una volta trovatasi di fronte a lui?
Tornò dentro. L'ispirazione ormai persa, la voglia di fare estinta. Aveva ragione Valerie, doveva darsi una regolata e affrontare la situazione con forza, al contrario di come si stava comportando in quel momento.

*****

Giorgina andò ad aprire la porta timorosa. Si soffermò sul pomello ascoltando il suo cuore che risuonava lentamente in tonfi però sempre più forti. Avrebbe voluto far marcia indietro e non aprire a quella persona. Non voleva vederlo, non voleva parlargli un'altra volta, eppure ormai era lì e non poteva tirarsi indietro.
Aprendo, con suo grande stupore, non trovò un ragazzo bruno dal viso corrucciato e i capelli scuri tirati leggermente all'indietro, ma un asiatico con occhi quasi annoiati, i capelli leggermente arruffati e le sopraciglia sollevate. «Ciao vicina! E' ora di ricambiare il favore. Ho bisogno del latte, non è che avresti una bottiglietta?» domandò. Giorgina un po' incerta annuì e si spostò per farlo entrante . Lui prima di fare un passo in avanti, abbassò di poco il capo, come per chiedere il permesso senza usare le parole, solo con quel inchino. Gli occhi a mandorla di So Kyu Jung si spalancarono nel vedere il luogo che lo circondava, «Woooo!» esclamò sorpreso, «I jibeun jinjja Aruemdayo!». La padrona di casa si voltò perplessa, non capendo quelle parole. «Questa casa è stupenda! E molto più spaziosa del mio appartamento!»
«Mmm!» annuì allora, «Me l'hanno lasciata i miei genitori dopo il divorzio, prima che ognuno andasse per i fatti propri.» rispose con un certo distacco.
Kyu Jung la osservò solamente spostando lo sguardo di lato. Si erano fermati entrambi all'entrata, l'uno al fianco dell'altra. La padrona di casa ancora intenta ad osservare la sua stessa abitazione. «Esattamente … che rapporto hai con i tuoi?»
Giorgina sollevò le sopracciglia e lo guardò interdetta, «Perché … perché questa domanda?»
«Da come parli non sembrano troppo affettuosi.»
La risposta da parte della giovane fu una smorfia. Non era educato porre una domanda così personale ad un estraneo. Cambiò subito discorso: «Piuttosto tu da dove vieni? … So … Kyu Jung?», spostandosi verso la cucina seguita dal ragazzo.
«Vengo dal Sud Corea, ma ho anche origini cinesi da parte di madre. Era di Hong Kong.» spiegò.
«Aaah!» esclamò Giorgina aprendo l'anta del frigo. «E cosa sei venuto a fare qui?»
«Mah … ormai sono in questo paese da parecchi anni … » tacque per un istante, vedendo all'interno del frigo molte bottigliette di latte e tre confezioni giganti di cacao in polvere. «Hai paura di finire la scorta?» domandò incuriosito. La ragazza non capendo si bloccò. «Temi che si estinguano le piantagioni di cacao o che avvenga la fine del mondo?» Giorgina cominciò a guardarsi attorno, pensando che fossero domande un po' troppo strane. Così l'orientale le venne incontro indicando l'interno del frigorifero.
«Aaaaah!» esclamò a quel punto, «No, è che … » qualcosa di simile all'imbarazzo si manifestò sul suo volto. Cercò una scusa plausibile che non la rendesse ridicola: «E' che ho dei nipotini ai quali piace un sacco il latte al cioccolato, così …»
Kyu Jung la guardò scettico: «Nipotini eh?»
Non era una fandonia così insensata dopotutto. Proprio in quel momento il citofono la salvò: gli porse velocemente la bottiglia di latte e immediatamente andò ad aprire. Questa volta sapeva che non poteva essere nessun altro se non il suo ex fidanzato. Infatti ad attenderla trovò Vittorio, vestito con una maglia a righe nere e bianche, una giacca grigia e dei jeans neri. «Hey.» fu il primo a parlare.
Anche lei ricambiò il saluto mestamente: «Ciao.»
Quando Giorgina si spostò per farlo entrare, lui avanzò di qualche passo, fermandosi però all'entrata. Quella situazione era quasi insostenibile: tutto risultava freddo, distaccato, imbarazzante addirittura. Entrambi non si sentivano a proprio agio l'uno di fronte all'altra. Giorgina si allontanò indecisa, prese dalla stanza accanto uno scatolone e tornò indietro, porgendolo al ragazzo. All'interno vi erano cose che potevano essere definite solo cianfrusaglie, e invece rappresentavano i loro ricordi, i gadget della loro storia passata. Vittorio guardò all'interno per un secondo, poi si voltò verso la porta, ma qualcosa lo indusse a fermarsi e chiederle: «Giorgina …ora come stai?» proprio in quel momento notò l'uomo che dalla cucina si spostò alla sala da pranzo. Aveva una bottiglia di latte in mano e stava osservando la scena tranquillamente. Vittorio si fermò a fissarla quella persona, chiedendosi chi fosse e cosa ci facesse a casa delle sua ex. Sembrava piuttosto a suo agio, a differenza sua, come se frequentasse quella casa ormai da molto tempo. In cuor suo non solo fu stupito di vedere un uomo in compagnia della ragazza, ma ci rimase un po' male, come se, nonostante la rottura, la giovane gli appartenesse ancora.
«Bene.» rispose lei freddamente, senza notare l'interesse di Vittorio per l'individuo che aveva alle spalle. So Kyu Jung a quel incessante sguardo inquisitorio rispose con nonchalance, sollevando sopracciglia e capo in un gesto di saluto. Vittorio non rispose, ma si girò ed uscì definitivamente dall'abitazione. A quel punto anche l'asiatico comprese che era il caso di lasciare quel luogo: aveva il latte, perciò poteva andare. Incamminandosi verso l'uscita, distrattamente notò il salotto e soprattutto una scrivania stracolma di cartacce. Si soffermò solo per qualche secondo su quel particolare disordine, poi tornò per la sua strada, giungendo alle spalle della padrona di casa che nel frattempo aveva chiuso la porta e vi stava sbattendo la fronte debolmente, ma con ritmo.
«Hai litigato con il tuo ragazzo?» domandò, interrompendo quel gesto auto punitivo.
Giorgina tenne la fronte appoggiata al legno lucido, voltandosi verso il vicino, sbuffando. «Era il mio ex.»
«Aaaaah! ... Va beh! Grazie dell'aiuto, stasera per cena vorrei preparare un bel dolce. Mancava solo il latte.» spiegò agitando la bottiglietta.
La ragazza si staccò dall'uscio lentamente, ancora con le labbra corrucciate in un broncio infantile. «A me nessuno ha mai cucinato un bel niente!» commentò tra sé e sé ma ad alta voce, decidendosi finalmente di aprire la porta per farlo uscire. «Bravo! Anche gli uomini devono saper cucinare … E' per la tua ragazza giusto?»
«Cosa?» chiese lui uscendo dall'abitazione.
«La cena, il dolce che farai.»
«Ah, no.» fece un breve e buffo sorriso e se ne andò. Giorgina seguì la sua figura finché non svoltò l'angolo, mantenendo sempre uno sguardo corrucciato.



Ok, sono pronta per il bombardamento!
I pomodori in faccia però sono vietati eh!



Commenti

  1. Innanzitutto mi presento, mi chiamo Marta e ho scoperto il tuo blog poco tempo fa e mi è subito piaciuto...poi quando hai raccontato della tua storia d'amore mi è sembrato veramente di leggere la trama di una drama!! Anch'io sono innamorata della Corea e del Giappone, tanto che, pazzia delle pazzie, ho deciso di lasciare la mia università per iniziare quella di lingue orientali e studiarmi proprio il coreano come prima lingua! Comunque volevo dirti che la storia di questo romanzo mi piace tantissimo (proprio perchè mi ricorda le storie dei drama, che non so se hai capito ma mi piacciono un sacco!XD) e spero proprio che tu riesca a pubblicarlo, perchè devo assolutamente sapere come va a finire!! Quindi in bocca al lupo per tutto, anzi fighting!! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille marta davvero. Eh pubblicarlo lo pubblicherò spero solo che possa piacere tanto e che la gente appunto si incuriosisca e lo scarichi una volta caricato in ebook.
      Continua a realizzarti rincorrendo il tuo sogno.
      안녕! ^ ^

      Elimina
  2. Lo adoro! *-* Spero un giorno di poter leggere gli altri capitoli! Fighting!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie infinite Alex ^ ^ spero di terminarlo presto! Mancano quattro capitoli e altri 5 per arricchirlo!

      Elimina
  3. È bellissima anche questa seconda parte :) complimenti Giorgia! Non vedo l'ora di leggere il seguito!! A presto ^^

    RispondiElimina
  4. Finalmente riesco a leggerla!!!
    Davvero molto belli anche questi capitoli! Brava!! :)
    Spero di poter leggere anche il seguito ~

    RispondiElimina
  5. ciao piacere di conoscerti sono Giulia, ho scoperto da poco il tuo blog ma me ne sono subito innamorata ......per quanto riguarda la storia........ E' MERAVIGLIOSA *-* ! mi ha tenuta incollata allo schermo , non vedo l'ora di leggere i prossimi capitoli . BRAVISSIMA

    RispondiElimina

Posta un commento

어서오세요 Eoseooseyo! Benvenuti, entrate pure nel mio blog!
Ognuno è libero di commentare, sempre nel rispetto però dell'altrui persona.
Grazie a chiunque decidesse di seguirmi e arricchire il mio blog con i propri pensieri, che per me sono sempre preziosi.
감사합니다! Kamsahabnida!

i 5 post più apprezzati in questi 7 anni