VITA DA GOSHIWON (1 parte) ultimo viaggio Agosto-Dicembre 2018

Vi avevo promesso le divertenti disavventure di "Gio e i goshiwon coreani", quindi oggi sono qui per accontentarvi miei cari curiosoni del web! 
Sarà un discorso lungo, ecco perché ho deciso di scindere il tutto in due parti.
Questa è la prima.




Com'è vivere in un goshiwon? 




Beh, in verità non è esattamente la prima volta che ne parliamo qui nel blog. Già nel 2015 avevo fatto un articolo sulla mia primissima esperienza in un goshiwon (fine 2014) durata tre mesi, accennando poi quello che all'epoca era il mio vissuto ricorrente, durante l'anno passato a Seoul con il visto Working Holiday.

Tra l'altro per coloro che si fossero persi l'articolo sull'esperienza
"vacanza lavoro" o per coloro che sono appena giunti in questo antro, 
(prego, accomodatevi!) 

se siete curiosi, vi lascio dei link di passati post dove ne parlai: 


Esperienza Working Holiday in Corea (2015/2016)
Lavorare a Seoul: il primo mese di Working Holiday tra difficoltà ed altro 
Il mio lavoro in Corea del Sud
Per comprendere meglio invece di che tipo di struttura sto parlando leggete qua: Cercare un alloggio in Corea del sud




Ebbene ora però iniziamo a parlare degli ultimi cinque mesi trascorsi nella patria del famoso Kimchi.



Vivere in un goshiwon, si sa, potrebbe essere una passeggiata oppure un'esperienza mistica. La maggior parte delle volte si entra in un mondo particolare, dove può succedere di tutto.
Direi che il paragone con il famoso paese delle meraviglie ancora una volta calza a pennello. Solo che il luogo in cui si etra potrebbe essere ancora più bizzarro e ridondante di curiosità e bislaccherie. (la mia vena trash alla Barbara D'urso ogni tanto esce e parla al posto mio)




Immagino questa scena di voi che vi ritrovate davanti al famoso bivio, di fronte al gatto del Cheshire, comunemente conosciuto in Italia come stregatto, e da lì ha inizio il vostro racconto:


"Un giorno un italiano arrivò ad un bivio in quel di Seoul e vide lì lo Stregatto. «Che strada devo prendere?» provò a chiedere.
«Dipende da dove vuoi andare» rispose lui. 
«Non lo so ... Vorrei solo un posticino caldo in cui vivere. Una stanza nei limite della decenza, che non mi costi un rene»
«Allora.." disse lo Stregatto, "non ha importanza ... quanto la stanza sia stretta, il goshiwon è la giusta scelta» (mettiamoci una rima và!)
«Che tipo di persone vivono da quelle parti?"»
«Dei pazzi, ma niente a che vedere con il Leprottomatto di Marzo e il Cappellaio, amico/a mio/a» 
«Ma io non voglio mischiarmi con i pazzi»
«Ah, non puoi evitarlo! Se non vuoi sborsare cifre capogiro a partire dalla caparra. Qui siamo tutti pazzi. Io sono pazzo. Tu sei pazzo/a»
«Come fa a sapere che sono pazzo/a?»
«Facile, se hai intenzione di vivere in un goshiwon ..»" 



Da qui potete comprendere che i miei racconti non saranno costellati di lillà,  ma questo non vuol dire che sconsiglio questo tipo di alloggio a prescindere, anzi! Io continuo a sceglierlo nonostante tutto, apprezzandolo a seconda del caso e a giorni alterni.

Lo avevo già accennato nel post sulla mia esperienza universitaria in Corea ( per chi se lo fosse perso, lo trovate qui:  Studente in scambio alla Ewha Womans University, esperienza (2018) ), che l'ultimo goshiwon in cui sono stata per cinque lunghi mesi non era il migliore (7 mesi in uno di Sinchon 2015-2016) e nemmeno il peggiore (3 mesi in uno di Hongdae 2014-2015 ne parlo qui: DISAVVENTURE IN COREA 4: vivere in un goshiwon) e che come sempre avevo optato per la stanza meno costosa ma nei limite della decenza: senza finestra esterna per abbassare il prezzo, ma col bagno privato
Ribadisco la mia esigenza nell'avere i sanitari tutti miei, anche se deve mancare il cambio di aria. E per chi si stesse chiedendo: "ma così non puzzerà la stanza?", rispondo con un no. 

O per meglio dire: dipende!


Se la stanza deve puzzare, puzzerà a prescindere dalla presenza o meno della finestra esterna (una finestra credo che per norma debba esistere sempre in realtà, almeno quella interna, sul corridoio. E io ho sempre trovato questa tipologia di buchi in giro), il che vuol dire che l'odore sarà presente in ogni singolo angolo della struttura. Questo perché di solito l'olezzo proviene dal bagno, causa fogne. Inoltre, in questi casi, ci sono metodi di vario genere per coprire gli odori, e la stanza di solito è pure dotata di una ventola d'aria.

Partiamo dall'inizio: arrivai nella struttura il 2 Agosto dell'anno scorso (2018). Non sarei stata la sola italiana ad abitare in quel luogo, infatti di lì a poco arrivarono anche le mie due colleghe di università. Colleghe qui in Italia e anche in Corea, tutte e tre frequentanti la Ewha Womans University.
La prima cosa che non mi andò a genio fu ... l'assenza di ascensore in un condominio di ben 5 piani. O meglio per noi italiani 4, in quanto i coreani contano il piano terra come primo piano. Non tanto per la fatica in sé, piuttosto per la pendenza della prima rampa di scale, apparentemente la più lunga. Un disagio per chi deve portare due valigie di 20 kg ciascuna.
Comunque i primi mesi è andata piuttosto bene, perché la proprietaria della struttura era un' 아줌마 *ajumma (signora di una certa età o giovane ma sposata) deliziosa. A fine agosto era stata già etichettata come "엄마" *eomma (mamma), da quanto dolce e amorevole era nei nostri confronti.
Anche la manager non era affatto male! Una ragazzina di 21 anni, magra magra ma forte come Ercole. Appena arrivai mi feci aiutare da lei con le valigie: le portò fino al 4° piano una ad una, sollevandole sopra la testa. (SHOCK)

Ma chi era? Wonder Girl?











Il posto non era pulitissimo, sono sincera. Né la mia camera né quella delle colleghe, ma sopratutto la cucina!
La cucina!

LA CU . CI . NA !!!!!!!!!!!!!
Scena rappresentativa: io che sorreggo Lory
(coinquilina di disavventure e collega) dopo aver visto la cucina

Il pavimento di quella stanza in particolare aveva diversi strati di ... non saprei come definirlo. Diciamo che passavi la salvietta bianca a terra e la tiravi su che sembrava la carta carbone.
Le persone che vivevano con noi erano quasi tutti coreani, forse più uomini che donne. E alcuni di loro si fottevano (sorry not sorry) pentole, posate ... persino le presine! (ancora è un mistero su cosa ci facesse con quelle presine il "militare", le spiegazioni di questo teniamole per dopo)
Per fortuna mamma faceva pulire (almeno un minimo) alla manager appena poteva o ci pensava lei per quanto riguardava tavolo, sedie, lavandino e piano cucina.
No, come vi ho già detto il pavimento era escluso. Forse non sapete come fanno pulizia a terra certe persone in Corea.
Volete saperlo davvero?
No, non volete saperlo davvero!







Sia all'università che in goshiwon bastava un moccio umido e nient'altro!
Niente secchio con l'acqua, niente ...
Insomma pulivano con lo sporco che raccoglievano!
Spostavano lo sporco...

Eppure ripeto, presto ci abituammo tutte e tre. E siamo state anche bene! Fino a quando .... mammina non si è rotta le palle della struttura, decidendo così di venderla ad una principessina che noi in pochi secondi soprannominammo ...


...MATRIGNA CATTIVA.

Anche se di primo acchito mi viene in mente lei ...

Nel nostro caso è più giusto il paragone con la vanitosa regina di Biancaneve



Non era davvero una persona cattiva, ma il suo modo di fare viscido, insistente, maleducato, pettegolo, da mammina irritante, e il fatto che fosse subentrata all'ajumma dolce, pian piano ci portò ad odiarla. Si faceva sempre gli affari nostri, continuava imperterrita a chiederci le stesse cose ogni giorno e commentava in modo fastidioso, una cosa che le persone educate normalmente evitano di fare.
Il vero problema è che non se ne rendeva conto. Per lei era naturale farlo. Non si chiedeva "sarò indelicata? Come si sente quella persona se io faccio una dimostranza simile? E' necessaria la mia critica nemmeno poi tanto costruttiva?" ...
Ma si sa, le palle di fieno ruotano all'interno del cervello di alcune persone.


La prova che il problema non era la nostra poca pazienza verso il genere umano, ma proprio l'individuo, è data dal fatto che fece addirittura scappare la manager, l'unica nostra alleata rimasta della passata direzione del goshiwon. Inizialmente ci era stato detto che aveva preso delle ferie, perché la nonna era stata ricoverata (viveva ad Ulsan, tre orette circa da Seoul).
Dopo tre settimane che non si faceva vedere, decisi di contattarla. Ci scambiammo dei messaggi e lì compresi che aveva dato forfait. Mi disse la verità, che aveva deciso di licenziarsi, anche se si era ripromessa di non farlo prima della nostra partenza. Ovviamente la rincuorai: non serviva che facesse tanto per delle perfette sconosciute.

Arrivata la matrigna, in specie dopo la dipartita della manager, la cucina da sporca che era divenne praticamente una discarica! Un campo di battaglia dove il Kimchi NON aveva la meglio su altre pietanze, a volte non ben identificate (lungi da me rimembrare alcune cose, ma ... trovammo dei peli/capelli, tipo toupet, una maschera di bellezza in mezzo all'umido, cotton fioc ...).

Ma arrivati qui urge fare dei punti chiave, 
così che possa continuare questa disavventura di cinque mesi 
senza tralasciare niente e nessuno:

Partiamo da qualcosa che è successo per fortuna mentre vi era ancora "mamma" e manager. Se ci fosse stata la matrigna già da all'ora, le cose si sarebbero potute complicare per me.


  • Avere un VICINO 또라이 e forse pericoloso non è mai gradito. 
Dovete sapere che il goshiwon era strutturato in tre piani, il primo di questi (per noi secondo piano e per i coreani terzo) non ho mai compreso se fosse solamente maschile o un mix. Io ho sempre solo visto uomini uscire da lì.. La seconda parte (terzo piano per noi, quarto in Corea) era solamente femminile e l'ultimo in teoria doveva essere solo maschile .. in teoria.
Giunse però una ragazza italiana (la sottoscritta) e così lei divenne la "bella fra gli uomini", questo per tre lunghi mesi, mentre negli ultimi comparvero altre due ragazze.
Non mi dispiaceva vivere nel piano maschile: confronto alle mie due colleghe, entrambe in quello femminile, ho avuto meno grattacapi. Anche se il più significativo dei miei problemi, in realtà sarebbe potuto diventare qualcosa di pericoloso.
I disturbi che hanno rovinato il soggiorno alle mie due colleghe erano più che altro di natura sonora. Cose all'apparenza minime, ma che a lungo andare diventano fastidiose: rumori strani di notte, gente che faceva le pulizie alle 23:00 della sera se non oltre (questa era la matrigna e suo marito) o otturazione notturna dei cessi. Ma anche gente con rumorose coliche (haha non scherzo), conati di vomito in corridoio o di vario genere, per non parlare delle chiamate al telefono a decibel esagerati.

Bene, giunti qui mi chiedo quanti tra coloro che avevano pensato al goshiwon come possibile scelta, tra le più economiche, dopo questa lettura cambieranno idea.
Lungi da me mettervi terrore! 
Non è sempre così! 
E poi ... ci si adatta dai! (certo dormire sotto un ponte no) 
Vi assicuro che è meno peggio di quanto sembra.


Io, come già detto, ho avuto solo una volta un grande problema, risolto per fortuna grazie a "mamma". Dopo quell'unica preoccupante esperienza, la vita nel piano maschile è continuata in tutta tranquillità.
Persone come il protagonista della mia storia, vengono chiamate dai coreani  또라이 *ddorai. Un pazzo ... praticamente.

Per coloro che si stanno approcciando alla lingua da poco o per coloro che, seppur studiano da un pò il coreano, non si sono mai trovati di fronte a questa parola, è anche affascinante vederla sul piano linguistico:

Viene scritto più comunemente in questo modo ---> 또라이 ma originariamente sarebbe --> 돌아이 che è l'unione di due parole, ovvero  *dol, pietra + 아이 *ai, bambino. 
Dunque 또라이 vorrebbe dire letteralmente "pietra bambino" e possiamo tradurlo con "testa dura come quella di un bambino". Perché è di fatti riferito ad una persona che non riesce a capire gli altri, brevemente definita con il sinonimo di "pazzo".
Tratto da: le lezioncine-ine-ine di Gio. (haha)












Si trattava di un uomo sulla cinquantina, che abitava esattamente di fronte alla mia camera. Inizialmente non mi era sembrato molesto o antipatico. E anche se durante la sua primissima settimana fece un gran baccano per due giorni consecutivi, in quel momento avevo pensato di poterlo comprendere un tantino. Sicuramente la manager aveva fatto presente che da contratto il nostro goshiwon applicava la politica del silenzio e che vi fosse una penalità in caso contrario (dopo 3 reclami sei out!), ma era appena arrivato, diamoli un attimino per ambientarsi. La prima volta canticchiò allegramente per qualche ora; la seconda volta per ira, urlò al telefono mandando a quel paese qualcuno con tanto di parolacce al seguito.
"Va bene, bisogna essere pazienti e non lamentarsi", mi ero imposta, nonostante mio cognato mi avesse suggerito di farlo, visto il contratto e la clausola del silenzio. Il consiglio non veniva da un uomo intransigente, poco empatico, o come dicono i coreani 배려심이 없는 사람 una persona che non ha 배려심 *baeryeosim, ovvero quello che noi possiamo identificare con la parola "empatia" o avere cura verso gli altri, essere attenti alle emozioni e ai bisogni delle altre persone, averne considerazione, ma erano suggerimenti dati da uno che nella cultura coreana ci sguazza da quando è venuto alla luce. Lo disse con cognizione di causa: se io ho 배려심 *baeryeosim , non vuol dire che anche gli altri abbiano quella cosa che porta a comprendere l'altrui persona. E secondo il suo parere lì dentro nessuno mi avrebbe fatto uno sconto se fossi stata io ad aver torto. Insomma "attacca prima di essere attaccata, perché sappi che per certe questioni noi coreani siamo così!"
Ad ogni modo non lo ascoltai. Io faccio sempre di testa mia.

Il mio "avvelenamento" nei suoi confronti allora quando è iniziato?
In realtà sempre quella fatidica prima settimana.
Se nei primi giorni fu lui a fare casino, il venerdì fui proprio io a peccare e disturbare l'individuo in questione. 
Ovviamente non avevo intenzione di recar fastidio, eppure indossando le cuffie proprio per evitare rumori molesti, facendo skyepe con un amico non mi accorsi in effetti del mio tono di voce piuttosto alto. Poi erano le 11:00 della sera, è vero questo aggrava ancora di più la colpa, ma non avevo altri
orari per poter videochiamare, visto che questo amico coreano in quel momento si trovava in Italia.
Ora, come io ho avuto pietà di lui, il signorotto poteva averne per me, no?
Invece, come aveva intuito mio cognato, l' 아저씨 *ajeossi (signore di una certa età o giovane sposato) bussò alla mia porta, lamentandosi del fatto che lo stessi disturbando. Il suo fastidio non credo fosse dovuto ad una questione di lingua, parlavo coreano e italiano intervallandoli, anche se a volte succede che gli anziani in Corea possano dimostrarsi infastiditi dalla lingua straniera, non credo comunque fosse questo il caso.

Devo però specificarvi una cosa: la persona in questione da ormai quattro giorni cominciò a tenere la porta della sua camere perennemente aperta. Tanto che la "mamma" lo obbligò a installare almeno una tendina. Non era possibile passare ogni volta in corridoio e vedere lui in boxer o che altro. A me dava fastidio pure questo dato che mi abitava di fronte. Eppure anche in questo caso la mia pazienza mi convinse a starmene buona.
Oltretutto se avesse chiuso la porta avrebbe sentito meno la mia voce! Lungi da me cercare delle scuse per il mio comportamento. Ho sbagliato e infatti mi scusai subito con lui quella sera.
Problema: il suo atteggiamento arrogante mi spinse successivamente a ribattere, facendo sentire anche la mia di voce. Mi scusai ma gli feci anche presente che lui per due giorni consecutivi aveva avuto lo stesso atteggiamento nei miei confronti, infischiandosene degli altri e canticchiando e in un altro momento urlando durante una chiamata telefonica. Lasciai perdere la questione della porta, perché già con quelle brevi parole notai di aver fatto scacco matto: vidi il suo sguardo scioccatissimo, ecco perché decisi di fermarmi lì.

Dovete sapere un'altra cosa, non è raro trovare un uomo coreano sulla cinquantina che mostri un'espressione indignata difronte ad una donna che gli risponde a tono. E' vero che le donne coreane stanno diventando sempre più audaci, alcune secondo me pure troppo incattivite verso tutto e tutti, ma sopratutto verso gli uomini. Nonostante questo, alcuni uomini rimangono ancora indignati quando una donna fa comprendere loro di non sentirsi in alcun modo minacciata dal loro fare da gradasso. Alcuni addirittura rifiutano di parlare con una figura di riferimento se di questa è di sesso femminile! Quando accade, pretendono di dialogare con un uomo (marito, collega, fratello) perché considerato alla pari. Questa è una pesante impronta di maschilismo ancora esistente in parte in Corea del sud. 

Insomma gli tappai la bocca e me ne tornai in camera. Purtroppo però le cose non migliorarono, anzi! La settimana dopo la porta spalancata del vicino cominciò ad essere un vero e proprio peso
Provate ad immaginare con me: siete a letto, sono le 11 di sera e l'indomani avete i corsi, la sveglia è impostata alle 6 e 20 della mattina. Vi state per addormentare quando sentite profumo di ramyeon che vi innesca qualcosa nel cervello e cominciate ad avere l'acquolina in bocca. Ma è solo nell'attimo successivo che inizia il vero fastidio: sentite masticare, rissucchiare, ruttare. Per non parlare del cigolio costante della sua sedia.
E non è finita qui. Una sera l'amico dirimpettaio, forse un pò alticcio, decise di esercitarsi nel diventare un cantante d'opera. Chissà, magari era il suo sogno nel cassetto, ma vi assicuro che non aveva nulla del tenore! Nonostante questo però lui cantava, cantava ... alle 11 e mezza della sera. Quarantacinque lunghi minuti con la porta aperta e i restanti venti con la porta chiusa, perché forse si era reso conto che poteva disturbare non solo me, ma anche tutti gli altri nel piano. Purtroppo cantava talmente forte che si sentiva comunque.
Dopo quella performance, avendo paura poi che quella persona potesse lamentarsi con la manager o peggio con la "mamma" di me per via di quell'unico errore, facendomi passare per quella che disturba costantemente quando invece era lui il molesto, decisi di uscire allo scoperto per prima.
Raccontai alla manager tutto, anche del mio frastuono del venerdì prima. Lei dopo avermi ascoltato mi diede dei consigli in merito all'ajeossi.
I seguenti:

  • non rispondere a quella persona, 
  • non parlargli, 
  • non aprire la porta se bussa, 
  • per qualsiasi problema rivolgiti a me. 
E mi disse che avrebbe preso lei provvedimenti. Scoprì successivamente che anche lei e la proprietaria stavano avendo dei problemi con quell'uomo. Io le confessai che non mi sentivo tranquilla, perché mio cognato mi fece pure un pò paura, avvertendomi del fatto che molti coreani che vivono nei goshiwon non sono proprio del tutto ... sani?
Lei confermò! Potrebbero esserci dei "pazzi" o persone particolari. (ne incontrammo uno in specifico poi) Ma che in quel caso specifico dovevo solo portare un pò di pazienza perché forse se ne sarebbe andando entro la fine della settimana. Lo volevano cacciare. Mi propose anche di cambiare camera ma ero lì ormai da due mesi circa, non avevo nessuna voglia di prendere tutte le mie cose e traslocare.

Alla fine venne davvero cacciato da  "mamma", dopo aver avuto una brutta discussione.
Quella volta non ero in casa, ma una delle mie colleghe sì e mi raccontò tutto. 
Mi raccontò di aver sentito urla maschili e femminili, 야 *ya scandalizzati (una sorta di "hey" coreano, detto in special modo quando si è arrabbiati, risulta comunque poco delicato, da usare al massimo solo tra amici intimi) e lamenti riguardo al dare del tu quando invece non ci si doveva permettere. Era talmente preoccupata per la proprietaria, che aveva pensato di uscire dalla stanza, prendere una padella dalla cucina, ammesso di trovarne una e in tal caso pulita, scendere giù alla reception e dar manforte alla donna. (man forte = padella in fronte all'uomo letteralmente). 
Qui finisce questa parte di disavventura, perché dopo due giorni il tizio sparì dal mio piano, probabilmente cambiò goshiwon.



  • ZOZZI e MENEFREGHISTI
Qui c'è poco da dire.
Noi italiane eravamo tra le poche persone che usavano i fornelli per cucinare e non solo per riscaldare riso e kimchi. Come noi solo una coreana cucinava e guarda caso, furba lei, usava le sue di stoviglie, e due ragazze cinesi, tra l'altro oltre a noi loro erano le uniche straniere presenti in quel luogo.
Tutti gli altri utilizzavano più che altro il microonde, ma le pentole, i piatti e i bicchieri venivano utilizzati da tutti. Ed è qui che inizia lo schifo.

Nei goshiwon si ha la cucina in comune, riso, kimchi, acqua gratis e anche le posate e le stoviglie sono dunque cose della comunità. Perciò, come scritto dai vari poster che erano affissi in tutta la stanza, in caso si decida di mangiare in camera (il tavolino della cucina è piccolo, ci stavamo in tre a malapena) bisognava poi riportare indietro le stoviglie finito il pasto. Inoltre bisogna tenere pulito l'ambiente e appunto anche tutto ciò che si usava.
Eppure nessuno si interessava del regolamento affisso, dunque nessuno rispettava le regole. Nessuno tranne noi.

Le posate scomparivano, i cucchiai erano un lusso. I piatti, le scodelle le pentole!
Appena scomparivano facevamo rapporto alla manager, che tramite CCTV (telecamere), manco fosse scomparsa una persona e lei fosse l'agente dell'FBI incaricato di ritrovarla (in alcuni casi di "padelle scomparse" però si aveva bisogno della squadra Cold case), controllava i coinquilini che potevano avere in camera gli oggetti della cucina, andava a bussare alle loro stanze e faceva riportare la roba. Questo fino a quando la detective manager non smise di lavorare.
La matrigna dal canto suo non fu del tutto inutile, ci portò nuove stoviglie! Quella volta fummo contente come dei bambini soddisfatti di aver ricevuto il regalo che tanto desideravano per Natale. Ci riempì di speranza riguardo al suo nuovo ruolo di proprietaria... ci illuse ovviamente.
Dopo tre giorni gli innumerevoli Grinch del goshiwon iniziarono a far scomparire pezzi su pezzi e nel fine settimana ci ritrovammo a punto e a capo.
Scoprimmo poi, tramite sempre le chiacchiere della pettegola per eccellenza (matrigna), che alcune persone buttavano pentole e ciotole sporche di cibo di proposito, specie se incrostate, al posto di riportarle in cucina e lavarle! Non facevano nemmeno lo sforzo di riportarle e lasciarle sporche nel lavabo, forse a causa delle telecamere. Ma non è che nel buttarle vie non si venisse beccati! Le CCTV erano in tutto l'edificio (tranne le stanze ovviamente).
E poi c'erano quelli che non considero meno peggio: coloro che risciacquavano solamente e
mettevano i piatti sporchi, ancora incrostati, in mezzo a quelli puliti. Noi in cucina dovevamo sempre fare una battaglia e lavarci tutto da capo prima di utilizzarlo.
E i bicchieri! I bicchieri! ... 
Meglio non bere dai bicchieri messi a disposizione, perché qualcuno aveva l'ardire di risciacquare solamente dopo averci bevuto.

Ci siamo addirittura rese conto che per chissà quanti mesi (inorridirete, lo sò, io ormai prendo tutto molto alla leggera, noi tre colleghe ce la siamo fatta nei pantaloni dalle risate, perché in altro modo non puoi prenderla) ci siamo  praticamente "limonate" uno dei vecchietti che viveva lì. Quello che io chiamavo "morente": un simpatico anziano di Busan, molto, troppo magro, fumaiolo con una bronchite cronica da sigaretta e senza alcun dente ...  Era un'impresa capirlo quando ci parlava. Accento a parte, il problema era la bocca sdentata.
Qui sotto una foto dimostrativa
Versione carina











Praticamente il suddetto signore leccava la paletta per raccogliere il riso e senza lavarla la riposava nell'apposito contenitore.
E secondo voi quando ce ne siamo accorte?
L'ultimo mese della nostra permanenza ...


GREAT!



E qui mi fermo!
Ho scritto già un papiro che fa concorrenza a quelli egizi, ci vediamo prossimamente per continuare questo aspetto poco simpatico di quel che è stata la mia vita in un goshiwon.



To Be Continued...


Commenti

  1. IO ADORO il tuo modo di usare le gif sono caduta dalla sedia con sdentato LOL

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hohoho se potessi ti risponderei con un'altra gif!

      Elimina

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